‘Ndrangheta, indagati anche due ufficiali della polizia locale di Lonate e Ferno

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LONATE – Nuovo blitz contro la ‘ndrangheta nel varesotto: tra gli indagati ci sarebbero anche due ufficiali della polizia locale dell’Unione dei Comuni di Ferno e Lonate Pozzolo. Oltre a un consulente esterno della procura di Busto Arsizio e un funzionario Anas. 

I due ufficiali della polizia locale

Emergono i primi dettagli dell’operazione che nella mattinata di oggi, mercoledì 2 settembre, ha visto i carabinieri del comando provinciale di Milano e della compagnia di Busto Arsizio eseguire un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano a carico di 11 persone, quasi tutte residenti tra Lonate e Ferno, accusate di aver favorito le attività della locale Legno-Lonate guidata da Vincenzo Rispoli. Tra gli indagati (ma non colpiti da provvedimento coercitivo) ci sarebbero anche due ufficiali della polizia locale di Lonate e Ferno. Secondo gli inquirenti avrebbero favorito un esponente dell’associazione mafiosa con la rivelazione di controlli ispettivi ai cantieri. Al momento sono ancora in corso le perquisizioni a loro carico.

I verbali cancellati dal funzionario Anas

C’è anche un funzionario Anas nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano, prosecuzione dell’operazione Krimisa che il 4 luglio 2019 smantellò i vertici della cosca con l’arresto di 34 persone tra le quali Rispoli (già in carcere con l’accusa di aver partecipato all’omicidio Aloisio Cataldo, per quel fatto Rispoli è a processo a Busto con udienza già fissata il prossimo 9 settembre) e i suoi luogotenenti Emanuele De Castro (oggi collaboratore di giustizia con il figlio) e Mario Filippelli. L’uomo, a sua volta accusato di aver favorito le attività della cosca, intervenendo in un cantiere di Vanzaghello dell’impresa riconducibile ad uno dei sodali dell’associazione criminale, accertando l’assenza dei permessi necessari all’occupazione della carreggiata. Una volta accertata la violazione avrebbe prima redatto i verbali e poi, in seguito all’intervento dell’affiliato, li avrebbe annullati, mettendosi in seguito a disposizione del sodalizio per il completamento dei lavori.

Una spia in procura a Busto

Coinvolto nel nuovo giro di vite anche un consulente tecnico della procura di Busto Arsizio, già colpito da provvedimento cautelare nel luglio 2019, titolare di un’agenzia di investigativa che avrebbe “lavorato” in qualità di “bonificatore” per un esponente della cosca rintracciando microspie e telecamere installate dagli inquirenti. Lo stesso avrebbe anche fornito periodicamente informazioni sulle indagini in corso.

Spedizione punitiva a Malta

Emerge infine anche il coinvolgimento della figlia dello stesso Rispoli, insieme ad altri indagati, in un violento episodio estorsivo consumatosi a Malta. Il gruppo avrebbe selvaggiamente picchiato un imprenditore per il quale i sodali avevano lavorato in nero che non avrebbe pagato quanto concordato. La spedizione punitiva avrebbe sortito un doppio risultato: il pagamento del “dovuto”. E l’affermazione che, come detto da uno degli indagati in un’intercettazione, «La ‘ndrangheta non è morta».

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