Voto di scambio politico mafioso a Lonate: tutti assolti. Anche l’ex sindaco Rivolta

LONATE POZZOLO – Voto di scambio a Lonate Pozzolo: tutti assolti. La sentenza di primo grado è stata pronunciata oggi, lunedì 28 febbraio, dal Gup del tribunale di Milano.

Le richieste dell’accusa

Il pubblico ministero della Dda Alessandra Cerreti aveva chiesto una condanna a 5 anni di carcere per l’ex sindaco di Lonate Danilo Rivolta, per il re dei Caf Peppino Falvo, per Cataldo Casoppero e per Salvatore De Novara, il primo (Casoppero) già coinvolto in Krimisa, ovvero l’inchiesta che nel luglio del 2019 aveva portato ad una pioggia di arresti tra Lonate Pozzolo e Ferno e a una condanna a 4 anni per Francesca De Novara, ex assessore a Lonate con la giunta Rivolta.

Il cambio della norma

Il giudice non ha però assolto nel merito: il Gup ha ritenuto il fatto commesso in data anteriore all’entrata in vigore della legge e quindi non ancora reato. La sintesi del perché non si potesse arrivare a una condanna è riassunta nell’intervento dell’avvocato Alberto Arrigoni, difensore di Casoppero, che ha concluso oggi davanti al Giudice per l’udienza preliminare. “Sino al 18 aprile del 2014 la norma sul voto di scambio prevedeva che ad essere perseguito fosse soltanto il politico, il presunto esponente della criminalità organizzata non sarebbe invece stato indagato, e che il politico ricevesse anche del denaro. Fu modificata proprio quel giorno ma non c’è prova che dimostri che il presunto accordo sia stato raggiunto all’alba di quel giorno”. La norma cambiò proprio il 18 aprile del 2014, giorno in cui furono depositate, come impone la legge, le liste elettorali per le amministrative di Lonate Pozzolo. “L’accusa – ha continuato Arrigoni – non ha dimostrato quando il presunto accordo fu raggiunto“. Il pm aveva indicato una data antecedente il 25 maggio, giorno delle elezioni, il presunto accordo.

Il fattore tempo

Al contrario delle difese che, oltre alla prova documentale dell’avvenuto deposito delle liste elettorali (che sarebbe stata la prova della “promessa”), proprio il 18 aprile 2014 hanno prodotto anche le dichiarazioni dello stesso Rivolta. Che affermò: “Nel febbraio, marzo 2014, Peppino Falvo venne da me e mi disse che i De Novara mi avrebbero appoggiato nella campagna elettorale“, dando così un riferimento temporale antecedente al 18 aprile 2014. E aggiunse: “Franco De Novara in cambio voleva che la figlia Francesca venisse nominata assessore. Loro nel frattempo avrebbero provveduto a farmi prendere dei voti. Francesca De Novara ha preso 300 voti, la mia lista è stata supportata anche da Cataldo Casoppero e dopo la mia elezione ho effettivamente nominato la figlia di De Novara assessore alla Cultura”.
Di fatto, quando il presunto accordo elettorale sarebbe stato raggiunto per la legge non si trattava di un reato. Da qui l’assoluzione per i cinque imputati che erano accusati a vario titolo di corruzione elettorale e scambio elettorale politico-mafioso. 

Le dichiarazioni di Rivolta

Secondo l’accusa l’ex sindaco Rivolta (poi arrestato nel 2017) sarebbe stato eletto nel 2014 con 300 voti della ‘ndrangheta. E’ stato lo stesso Rivolta, dopo l’arresto il 16 maggio di 4 anni fa, a rivelarlo agli inquirenti decidendo di collaborare e facendo dichiarazioni tali da dare impulso alle due più importanti inchieste giudiziarie degli ultimi anni sul territorio: Krimisa, che ha smantellato la rinata locale di ‘ndrangheta Legnano-Lonate Pozzolo, e Mensa dei poveri che nel maggio 2019 ha decapitato Forza Italia in provincia di Varese e non solo con l’arresto del plenipotenziario degli azzurri Nino Caianiello.

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