«No Green Pass, stop aggressioni». Presidio a Malpensa dei sindacati di base

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MALPENSA – «Qui, a nessuno gliene frega di noi». Esasperati i dipendenti di Malpensa. Lo stato d’animo di interi comparti lavorativi si riassume in una frase inequivocabile, seguita da un fragoroso applauso. L’occasione per rimarcare la situazione dei dipendenti aeroportuali si è presentata oggi, 24 settembre, di fronte alla palazzina di Enac. Un presidio, l’ennesimo, che ha raccolto i sindacati Flai, Adl, Usb e Cub Trasporti. Con loro, un numero di impiegati che forse non rispecchia le adesioni effettive allo sciopero nazionale del trasporto aereo, ma che si fa vettore di un messaggio chiaro: «Gli strumenti messi in campo non danno risultati». Lo dicono i sindacalisti, annuiscono i presenti. Due – ma non solo – i principali motivi di protesta: le aggressioni («sempre in aumento») ai dipendenti e quello che è ormai incoronato come il re delle movimentazioni, ovvero il Green Pass e i suoi limiti. Al punto da sollevare un polverone di polemiche, con tanto di cartelli. Anche contro gli stessi sindacati.

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«Nessun risultato»

Insulti, sputi e aggressioni fisiche: nei confronti dei dipendenti, al check-in soprattutto, sono in aumento i casi di violenza. Lo ha rimarcato Andrea Orlando, sindacalista Flai: «Finora non è stato raggiunto nessun risultato. È stato predisposto un numero per gli operatori per contattare la polizia in caso di problemi ma spesso suona a vuoto. Bisogna trovare subito una soluzione». Gli ha fatto eco un impiegato: «L’azienda non ci tutela e spesso prende addirittura le parti del passeggero. E questo non fa che alimentare un disagio». Non meno importante il tema Green Pass. «La situazione deve essere gestita con mitigazioni da parte di tutti gli attori coinvolti. È impensabile che da metà ottobre i lavoratori stiano a casa senza salario per questo motivo». Un’ipotesi – accolta anche dai presenti – potrebbe essere «una copertura su costi dei tamponi».

Ita e lo sblocco licenziamenti

Luca Pistoia, sindacalista Usb, ha parlato della nuova compagnia di bandiera Ita: «È pubblica al 100% e ha fatto un piano industriale minimo. Inoltre, teniamo presente che Ita ha già disdetto il contratto nazionale di trasporto aereo per applicarne uno aziendale, con tagli feroci agli stipendi. Una società che si comporta peggio di un privato». Accenni anche al secondo sblocco di licenziamenti, che partirà da primo novembre. Dopo la prima ondata – partita a luglio e «dove 300mila dipendenti hanno perso lavoro» – ora arriva la seconda tranche: «Anche i nostri aeroporti ne risentiranno».

Tutelare le scelte

Così il segretario di Adl, Francesco Mainardi. «Dopo la pandemia si rischia che le aziende sfruttino la situazione per una ristrutturazione del settore. Le aggressioni che stiamo avendo in aeroporto stanno peggiorando e chiediamo procedure di tutela». Anche perché, al momento, «c’è un disimpegno totale da parte dell’azienda». Nei confronti del Green Pass, «abbiamo un approccio laico, non abbiamo interessi oltre a quello che è il punto fondamentale: chi fa una scelta deve avere lo stesso trattamenti di chi ne ha fatta un’altra».

«Enac, muoviti»

Per Renzo Canavesi della Cub Trasporti, le minacce ai lavoratori sono diventate «un malcostume». A questo si aggiungono altri fattori, come «il contratto nazionale che non si rinnova» o «il problema della clausola di sito, che non viene fatta». Un modo per dire: «Enac, muoviti». Proprio la questione della clausola di sito è uno degli appelli lanciati oggi dai presenti. Che hanno detto: «Era stata annunciata una riunione da Enac che coinvolgesse tutti i responsabili: stiamo ancora aspettando un tavolo di lavoro. Che l’azienda si interessi anche di noi. Non stanno facendo nulla: siamo abbandonati a noi stessi».

«No Green Pass»

A gettare benzina sul fuoco, un gruppo di presenti («ma se contiamo tutti i sostenitori, arriviamo almeno a 500 persone») per manifestare la loro forte contrarietà al Green Pass. La parola chiave? «Ricatto». Persone che, per scelta, hanno deciso di rinunciare alla certificazione verde rischiano di essere «discriminati sul lavoro», raccontano. Così un’impiegata: «Noi siamo pro-contenimento del virus, ma chiediamo che vengano messi a disposizione dei tamponi gratuiti per tutti». Una soluzione alternativa, dicono, di fronte al «ricatto fatto a chi non vuole il Green Pass».

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Dito puntato anche contro i sindacati. C’è chi sottolinea che «non hanno preso posizione contro la certificazione verde», ma anche chi «non si sente tutelato». A questo si aggiunge l’accusa di «non aver menzionato sul volantino – o non su tutti – che si sarebbe affrontato il tema del Pass, discriminando una parte dei lavoratori». Più motivi, che però si riassumono in un’unica, generale richiesta di ascolto.

Malpensa, presidio anti aggressioni: i sindacati sensibilizzano i passeggeri

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