Tassa d’imbarco, i Comuni di Malpensa perdono la maxi causa contro lo Stato 

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MALPENSA – I Comuni aeroportuali hanno perso la maxi causa contro il ministero delle Finanze. Il Tar del Lazio ha stabilito che non hanno diritto ai 69 milioni di euro di arretrati della tassa d’imbarco relativi al periodo 2005-2015. 

La doccia fredda 

Si tratta di una battaglia legale che dura dal 2016 e che ora è arrivata al primo pronunciamento. Per i 21 Comuni che hanno deciso di avviare la causa promossa da Ancai è una doccia fredda. Tra questi ci sono anche sei Comuni dell’intorno aeroportuale di Malpensa (Samarate, Lonate, Ferno, Cardano al Campo, Somma Lombardo, Vizzola Ticino) che chiedevano molto di più di quanto lo Stato ha versato nelle loro casse come quota parte dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco. 

La sentenza 

Istituita con legge 350 del 24 dicembre 2003, questa tassa era stata pensata come parziale risarcimento degli oneri, dei disagi e dei servizi aggiuntivi che pesano sulle spalle degli enti locali che si trovano a gestire in casa la presenza ingombrante di un aeroporto. Ma dei 6,5 euro di partenza che lo Stato aggiunge al prezzo di ogni singolo biglietto aereo venduto, ai Comuni aeroportuali italiani sono sempre arrivate le briciole. Secondo il tribunale è però proprio quanto spetta loro. «La dotazione dei fondi da ripartire tra i Comuni interessati è effettuata sulla base di valutazioni non vincolate», si legge nella sentenza. In altre parole, è stato attribuito al Ministero dell’economia e delle finanze un potere discrezionale «ed invero, il quantum spettante annualmente ai Comuni interessati è condizionato dall’esercizio del potere altamente discrezionale (se non addirittura di carattere politico) del predetto Dicastero». 
Nonostante la parte di diritto della sentenza appaia perentoria («non vi sono margini da parte del giudice amministrativo per poter sindacare l’eventuale “cattivo” esercizio del potere» da parte del governo centrale), i sindaci hanno deciso di tentare l’ultima strada e hanno già dato mandato al legale per ricorrere al Consiglio di Stato. 

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