Malpensa vent’anni dopo, dal Paradiso all’Inferno

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Mentre c’è chi festeggia sul traguardo del ventesimo anno di Malpensa, ci pare opportuno fare un breve excursus sul “come eravamo” per confrontarlo con il “come siamo oggi”.
Venti anni fa la Provincia di Varese era il Giappone d’Italia, la disoccupazione era ai minimi ed esistevano fabbriche grandi, medie e piccole in grande quantità.
Affascinati dagli stereotipi dei comandanti e delle hostess, molti si riversarono a cercare lavoro a Malpensa immaginando chissà quali carriere.
Sulla facciata del palazzo comunale un sindaco del Cuv (ma forse più di uno) aveva installato un grande pannello luminoso che riportava: “Cerchi lavoro a Malpensa? Chiedi qui”.
Nelle aziende del Varesotto si imparavano dei mestieri che permettevano di non rischiare la disoccupazione.
A Malpensa, invece, non si imparava un bel niente: caricare e scaricare bagagli, lavare pavimenti, quel che serve probabilmente in maggior numero in aeroporto. Inoltre lavoro precario, forse anche in nero.
Come conseguenza le aziende e aziendine conobbero e soffrirono la predazione di manodopera.
E ai cambi stagionali molti conobbero il licenziamento, facile, perché erano a tempo determinato. E, senza arte né parte, cercarono aiuto presso i servizi sociali, altra botta per i Comuni già senza soldi.
Ma il pezzo forte dell’aeroporto è il rumore: l’esposizione al rumore causa ipertensione, cosi è stato dimostrato dal Progetto Y.E.N.A.
Quando sei sottoposto a una sequenza di numerosi aerei ti perdi i dialoghi del film, non riesci a dialogare al telefono.
Quindi rumore che, come dimostrato dal progetto Y.E.N.A. produce ipertensione e, anche se hai la fortuna di dormire, l’effetto è uguale.
Sappiano anche che, intorno agli aeroporti, aumentano alcuni tipi di tumori…
Tutto questo 20 anni fa non c’era, l’aeroporto di Malpensa movimentava circa 50 aerei al giorno.
C’è ancora tanto da dire sulla salute, ad esempio che la vicinanza degli aeroporti abbassa l’aspettativa di vita.
Dal confronto tra come eravamo e come siamo oggi possiamo dire che siamo passati dal Paradiso all’Inferno. In questo quadro difficile da definire con una sola parola l’ultima riga è per i Sindaci. Domenica vadano dove vogliono ma da Lunedì comincino almeno a chiedere e ottenere ai vari soggetti i dati ambientali secondo la legge 7 agosto 1990 n.241.

Beppe Balzarini
(presidente UNI.CO.MAL. Lombardia)