Marco Reguzzoni contro Aldo Cazzullo. Nel nome di Italo Balbo

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Marco Reguzzoni, Aldo Cazzullo, Massimo Lodi

Sul nome di Italo Balbo, cancellato dai velivoli dell’Aeronautica militare, sale di tono la polemica. Aldo Cazzullo, prestigiosa firma del Corriere della Sera, in risposta ai dubbi di Massimo Lodi, editorialista di Malpensa24 che ha indirizzato una missiva alla rubrica della posta del giornale di via Solferino, rubrica di cui è titolare lo stesso Cazzullo, motiva e sostiene la decisione di epurare lo storico personaggio dell’era mussoliniana. Argomenti che non trovano però d’accordo Marco Reguzzoni, già parlamentare leghista e ora presidente di Volandia, il museo dell’aeronautica dirimpetto a Malpensa.

“Balbo non può essere destinato all’oblio” è la tesi di Reguzzoni, in scia a quanto aveva già scritto Massimo Lodi in un recente intervento (leggi qui) proprio su Malpensa24. Presa di posizione in contrapposizione a Cazzullo, che ritiene Italo Balbo un “assassino plurimo”, così che della famosa trasvolata atlantica del 1933 “possa non importarmene niente”. Di più, secondo il giornalista del Corriere, al di là della sua opposizione alle leggi razziali e al no alla guerra, “Italo Balbo non è figura a cui intitolare aerei o parchi”.

Da sottolineare che proprio a Volandia è in costruzione un copia dello storico S-55X, realizzato nelle officine Siai-Marchetti di Sesto Calende, protagonista della trasvolata atlantica della quale, il prossimo anno, ricorre il centenario.
Ecco comunque la lettera di Reguzzoni a Cazzullo.

“Signor Cazzullo,

non voglio esprimere alcun giudizio sulle sue considerazioni in merito alla figura di Italo Balbo, perché sono le sue considerazioni, ma mi limito a entrare nel merito della sua affermazione “a me della transvolata atlantica non importa nulla”: O è una provocazione – e come tale merita una risposta – o è testimonianza di ignoranza assoluta della storia.

Propendo per la prima ipotesi, e pertanto mi limito a rappresentarle che il ruolo storico di Italo Balbo che non può essere negato, né come uomo di governo, né come aviatore, né come oppositore al regime.
Quale uomo di governo – fondatore dell’Aeronautica Militare e costruttore del Palazzo dell’Aeronautica, ancora oggi bell’esempio dell’architettura dell’epoca – fu il primo a pianificare e attuare una politica industriale che portò il nostro Paese all’avanguardia della tecnologia aerea.

Come aviatore fu il più osannato nella storia del volo, secondo solo agli astronauti che per primi calpestarono il suolo lunare. La sua personalità forte e il suo anteporsi a Mussolini (sia alle leggi razziali, sia all’alleanza con Hitler, sia all’entrata in guerra) lo resero inviso al ceto dominante, tanto da avvalorare l’ipotesi di ordini ben precisi alla base del “fuoco amico” che concluse la sua vita.

La storia non si può e non si deve cancellare, e quella dell’aeronautica ha in Balbo – che le piaccia o no – uno dei suoi più autorevoli esponenti che sosteneva in ogni suo dire che “l’aviazione può e deve essere un mezzo di espansione e intensificazione della vita pacifica, di acceleramento degli scambi tra i popoli”. 

Sono fatti innegabili, come innegabile che la città di Chicago – e non solo –  conserva ancora vie e monumenti in memoria di Balbo, cosa che Lei ritiene “non si dovrebbe neppure discutere in un Paese europeo e moderno”: una affermazione triste e antidemocratica, non degna neppure di replica ma forse adatta – ahinoi – a un Paese che toglie i nomi di chi ha fatto la storia dell’aviazione e mette sugli aerei quello di Francesco Totti”.

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