Mornago Patrimonio, la Lega replica: «Risorse usate per opere fondamentali»

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MORNAGO – «I cittadini di Mornago meritano tutta la verità e non, come al solito, solo una parte. L’unico incremento delle spese l’ha creato l’amministrazione Tamborini in otto anni di immobilismo». È questa la replica che ieri, sabato 12 novembre, la Lega ha rivolto al sindaco: il “buco’’ della patrimoniale sono in realtà somme investite per una serie di opere (fogne, bacino idrico e depuratore) non rimandabili.

Tetti di spesa e un maggiore spazio di manovra

«Ci vuole una gran presunzione per considerare un “buco’’ le risorse utilizzate per realizzare opere fondamentali, che l’amministrazione di allora non poteva finanziare direttamente per i tetti di spesa imposti dallo Stato», ha spiegato la forza di opposizione.
«Si è deciso allora di ricorrere alla società patrimoniale per realizzare la nuova fognatura di via Colombo a Mornago, il rifacimento delle condotte di acqua potabile, la costruzione del nuovo bacino idrico a Montonate e il raddoppiamento della portata del depuratore. Interventi poi realizzati dalla società per una spesa complessiva di 936mila euro (più il bacino idrico, finanziato invece con risorse proprie per 151mila euro).
Il tutto per avere più spazio di manovra e realizzare altre opere come Comune e con il suo bilancio. Si tratta di un “buco’’ o di investimenti necessari per il paese? Su questo potrebbero esserci opinioni differenti, certo è che i toni usati dal sindaco creano solo disinformazione, facendo pensare a brogli e malagestione. Ma la realtà dei fatti è un’altra».

«Si è lasciato degradare il complesso del centro sportivo»

Come ha aggiunto la sezione locale del Carroccio, «il tecnico incaricato dall’attuale amministrazione ha accertato con relazione dell’8 marzo 2018 che la chiusura in bonis della società patrimoniale si poteva effettuare con la somma di 190mila euro. Eppure si è lasciato degradare il complesso del centro sportivo senza una minima attenzione, perdendo bandi e opportunità per riqualificare e valorizzare l’area.
Per concludere, e arrivando ad oggi, viene comunicato che per chiudere la società servono 400mila euro. I 210mila euro di differenza causati dalle spese di otto anni di immobilismo tra compensi a professionisti e consulenti vari, questi sì, sono un buco: un aggravio di spese e di risorse, sperperate senza che ne venisse alcun tentativo di gestire e recuperare l’area, che ne esce invece definitivamente deteriorata e pronta ad essere ceduta a prezzo stracciato per diventare un supermercato».

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