No da sinistra all’utero in affitto: tra le 500 firme D’Adda, Silvestrini e Pignataro

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BUSTO ARSIZIO – Un appello con 500 firme per dire no all’utero in affitto. Da sinistra. «La maternità surrogata è una pratica che offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini»: questo il titolo del documento che sta circolando in queste ore, diffuso volutamente mentre il Parlamento inizia la discussione in commissione giustizia sul DDL di Fratelli d’Italia sull’utero in affitto come reato universale. «Quella legge ha un intento punitivo, mentre il tema andrebbe affrontato con lucidità e approfondimento – sostiene da Busto Arsizio Erica D’Adda, già senatrice del PD, tra i promotori a livello nazionale dell’appello – ma non esiste solo la vulgata “mainstream” del centrosinistra, e il nostro è un modo per rivolgere ai partiti di questo schieramento un appello ad una discussione che finora non c’è stata».

La posizione del PD

Il “mainstream” è riferito alla posizione del segretario Elly Schlein, che si è dichiarata personalmente favorevole alla GPA (gestazione per altri), e a quella portata avanti in Parlamento da Alessandro Zan, già fautore della controversa legge contro l’omofobia. «Noi chiediamo una discussione, un passo avanti rispetto a chi brandisce questo tema come una clava, a destra come nel centrosinistra – ribadisce Erica D’Adda – e auspichiamo che non si riduca il dibattito parlamentare sul DDL alle curve estreme e allo scontro tra tifoserie». La già senatrice di Busto Arsizio parla a titolo personale più che da esponente PD: «Da donna di sinistra e femminista dico che la pratica dell’utero in affitto tocca questioni che la nostra cultura non può sostenere. Non siamo per punire, come fa Fratelli d’Italia, ma nemmeno possiamo tollerare la mercificazione del corpo della donna e dei diritti dei bambini».

Le firme “varesotte”

Oltre alla già senatrice D’Adda, tra i 500 firmatari dell’appello ci sono diversi altri nomi della provincia di Varese, a partire dai consiglieri comunali del PD di Gallarate, Giovanni Pignataro e Margherita Silvestrini, e dalla componente della segreteria provinciale Dem di Varese Letizia Antonello. Sempre da Gallarate arriva anche Cesare Coppe, consigliere comunale della lista civica Città è Vita (alleata al PD), poi ci sono Fabio Passera, sindaco di Maccagno, e Carmela Tascone, presidente provinciale delle ACLI di Varese e già segretaria provinciale della CISL.

L’appello

L’iniziativa, lanciata dalla Rete NOGPA di cui D’Adda è stata tra i fondatori, si sintetizza in un «appello rivolto a tutte/i le/i parlamentari nazionali ed europei affinché sia da una parte confermato il divieto contenuto nella legge 40 della maternità surrogata, e dell’altra siano assunte iniziative in ambito europeo e internazionale per il bando di questa pratica. Infine, riteniamo che il Parlamento debba individuare una soluzione equilibrata a tutela di tutti bambini».

La maternità surrogata è una pratica che offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini

Come ha scritto la Corte Costituzionale nella sentenza n. 79 del 23 febbraio 2022, riprendendo le sentenze n. 272 del 2017 e n. 33 del 2021, la surrogata “(…) offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo, spesso a scapito delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale.”
A questi principi chiediamo la politica si attenga nel confermare il divieto di maternità surrogata nel nostro paese e, come sottolinea sempre la Corte Costituzionale, arginando la pratica con uno: “sforzo che richiede impegni anche a livello internazionale”. E non solo perché la maternità surrogata lede i diritti delle donne, ma perché mercifica e offende la dignità dei bambini e delle bambine.
Condividiamo appieno questi richiami dell’Alta corte, che individua il centro della questione: la GPA è una pratica intollerabile, e va contrastata in tutti gli ambiti a cominciare dalle istituzioni europee e dall’ONU. Sono già attive a livello internazionale reti ed alleanze che chiedono la messa al bando della maternità surrogata, queste azioni devono essere sostenute dagli Stati, a partire da quelli che con chiarezza vietano la maternità surrogata.
È in Parlamento, dove si formano le leggi e si individuano i percorsi normativi, che oltre a confermare la contrarietà alla maternità surrogata e prevedere un maggior controllo sull’applicazione della norma, occorre spingere a livello UE e ONU per una messa al bando di tale pratica in sede internazionale. E al tempo stesso vanno risolte questioni che necessitano di un quadro giuridico certo nell’interesse preminente dei bambini, così come sollecitato da Cassazione e Corte Costituzionale.

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