Stile politico: il clima che non cambia mai

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Il leader canadese Justin Trudeau a colloquio con Giorgia Meloni: provocazione sul tema Lgtb

di Massimo Lodi

Casi di stile. Di forma, di sostanza. Qualche pulsante esempio.

1) Il premier canadese Justin Trudeau innesca a sorpresa la questione dei diritti Lgbtq con Giorgia Meloni durante il vertice del G7. Argomento ustorio, posizioni distanti. Perciò se ne dovrebbe discutere con preavviso e animo cheto. Figuriamoci. Trudeau ordisce l’agguato demagogico a Meloni. Una scorrettezza. Si può essere o no d’accordo, per accennare a uno dei temi controversi, sull’utero in affitto. Non si può buttar lì l’ordigno allo scopo di scheggiare la collega istituzionale. Il Canada vanta a ogni sospiro il suo spirito liberale/eccelso/dialogante. Ma questo è il modo sbagliato di praticarlo. Ne dovrebbe sortire l’unanime condanna italiana, maggioranza e opposizione. Non succede. Deficit morale d’un Paese che all’interno fa bene a dividersi su (quasi) tutto, ma all’estero dovrebbe mostrare un volto (sempre) unitario. Lo suggerisce la credibilità, che non è di destra né di sinistra. Come non detto. Restiamo alle piccinerie consuete, tutti responsabili, chi prima e chi dopo. Confondendo i sovranismi di parte (non c’è parte esente dal possederne) con la sovranità nazionale.

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Massimo Lodi

2) Lo scrittore, il magistrale scrittore, Erri De Luca dubita dell’utilità che gli anziani votino. Anzi, non ne dubita affatto. Di parola in parola, si capisce che l’aborre. Sostiene: devono smetterla di prenotare il futuro degli altri. Ohibò. Meglio aprire le urne ai quattordicenni, loro sì tenuti a esprimersi sul domani politico. Andasse così, altri diritti/obblighi toccherebbero ai ragazzi fatti segno d’una precoce maturità. L’argomento non viene sondato, troppe insidie forse. Troppa contraddizione. Troppo progressismo. A latere, anzi al centro: vi pare il momento d’inquadrare nel bersaglio della polemica gli anziani, vittime ahiloro principali della catastrofe alluvionale?  E poi, al sodo: è l’età anagrafica a condizionare idee, orientamenti, progetti di beneficio generale o il dna della ragione, dell’empatia, del civismo, dell’eccetera ecceterorum? Giudicando sull’attualità storica, la seconda opzione: siamo gratificati al vertice dello Stato e in posti-chiave della sua organizzazione da formidabili pluriquattordicenni. Mattarella lo è quasi sei volte, giusto per citare il primo paradigma che viene in mente. Erri, caro De Luca, fortissimamente erri.

3) L’Emilia Romagna sott’acqua impone solidarietà, compassione, aiuto. Silenzio, vicinanza, lavoro. Il resto è inutile. Quando non dannoso. Tipo le accuse di fazione. Processare il “sistema Pd”, e “l’incapacità di Bonaccini”, e “il defilarsi della Schlein”, e “la sinistra che non risparmiò in analoghi cimenti critiche alla destra”, appartiene a un malinteso, clamorosamente malinteso, spirito repubblicano. Nell’emergenza si contribuisce, si sgobba, si rinvia la discussione su eventuali sbagli, omissioni, colpe. Ci saranno i giorni adatti, le maniere consone, i giudici pertinenti. Sembrerebbe ovvio, invece no. Dobbiamo regolarmente imparare dagli altri. Un piccolo/grande insegnamento arriva da Imola. Sospeso il gran premio di Formula uno, il pilota giapponese Yuki Tsunoda, volgendosi in safety man, s’è messo all’opera coi soccorritori. Vanga in mano, e alé a spalare fango, rimuovere detriti, consolare sopravvissuti. Abbiamo visto in lui quant’è utile il raggio d’un Sol levantesi dall’indifferenza. Pure in noi, a dire il vero. In molti di noi italiani. Non in tutti. Il cuore di tenebra persiste e resiste nel sistema carpio-circolatorio della partitocrazia: l’unico dove il clima non cambia mai.

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