Oggiona, come il padre rinuncia allo stipendio da sindaco. La tradizione dei Ghiringhelli

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OGGIONA CON SANTO STEFANO – Tale padre, tale figlio. Un frase fatta? Tutt’altro, è una bella tradizione famigliare: la rinuncia allo stipendio per favorire le realtà del proprio paese. Succede a Oggiona con Santo Stefano. Ed è una storia che si ripete. Il sindaco Franco Ghiringhelli ha deciso di rinunciare al suo stipendio da primo cittadino, proprio come cinquant’anni fa fece un altro Ghiringhelli. Era suo padre Ezio: ai tempi, dal 1970 al 1975, tutto quello che incassava veniva direttamente girato ai due asili. Oggi, invece, si vuole sostenere le associazioni più in difficoltà.

L’idea

Parte proprio da qui il sindaco, semplice: «Lo faceva mio padre». Un omaggio, quindi. Ma anche un gesto concreto. Oggi risulta più complicato girare il proprio guadagno altrove, la burocrazia si è fatta più complessa e i vincoli sono sempre più stretti. Soprattutto se si parla di manovre finanziare, quindi legate al bilancio. La premessa a tutto, infatti, è «muoversi nella più totale trasparenza». Questo vuol dire che l’obiettivo c’è, resta capire come fare. «L’idea è distribuire tutto lo stipendio in modo da poter dare aiuti significativi alle associazioni». Senza dimenticare che la pandemia ha causato ben più di un problema economico a tutte le realtà. Ecco allora che il gesto del sindaco diventa un modo per «dare una mano a chi ora rischia di chiudere. E se si parla di gruppi che gestiscono il dopo scuola o fanno assistenza ai bimbi dislessici – per esempio – diventa indispensabile fare in modo che continuino la loro attività».

L’obiettivo

Queste le intenzioni del sindaco. Che non è l’unico: anche l’assessore Tiziana Crolla (Servizi Educativi, Servizi Sociali, Cultura e Pari Opportunità) ha deciso di rinunciare al suo stipendio. Per gli stessi motivi. E se diventasse troppo complicato risolvere i cavilli legati al bilancio per girare l’emolumento alle associazioni, il sindaco ha già una soluzione pronta: «Ricevo e dono». Da un atto finanziario diventa quindi un vero e proprio gesto di beneficenza. Cambia solo il percorso, il risultato è lo stesso. Come quello di papà Ezio cinquant’anni fa.

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