OJM dopo Pesaro. La mancanza di Keene e la “banda bassotti” di Roijakkers

Openjobmetis Keene banda bassotti
L'assenza del folletto Marcus Keene è stata decisiva nel k.o. contro Pesaro

VARESE – La sconfitta contro la Carpegna Prosciutto ha strozzato in gola tutto il calore e l’entusiasmo ritrovato della Enerxenia Arena. Ora la Openjobmetis è attesa da due difficili trasferte consecutive, a Milano e a Brindisi. Si è fermata la remuntada biancorossa oppure contro Pesaro è stato uno stop isolato?

Assenze decisive

Il moto perpetuo della Openjobmetis ha risentito (non poteva essere altrimenti) della mancanza del suo go-to-guy (definizione dello stesso Roijakkers) Marcus Keene (nella foto Alberto Ossola). E non solo. L’assenza per febbre di capitan Ferrero e le precarie condizioni di Sorokas e Caruso hanno fiaccato l’arancia meccanica biancorossa. Nonostante ciò la partita poteva essere ugualmente vinta, anche se Pesaro alla lunga ha dimostrato più continuità e lucidità, con Sanford e Lamb a martellare la difesa di casa in modo implacabile.

La “banda bassotti”

Domanda delle cento pistole. La “banda bassotti” di Roijakkers può essere mantenuta inalterata nella sua concezione originale anche senza il profeta Marcus Keene? Alla vigilia noi (e non solo) avremmo risposto di no. L’allenatore olandese ha invece sorpresa ancora una volta. Uguale l’assetto, uguale la filosofia e, anzi, in conferenza stampa, l’annuncio che in futuro abbasserà ancora di più il quintetto con Reyes da 4 tattico. In fondo la storia del basket è fatta anche da giocatori di piccola taglia. Ecco perché siamo convinti che l’investimento su Librizzi sia una intuizione molto coraggiosa (e felice) da parte di Roijakkers, a patto che il Facundo varesino sappia andare oltre al suo dinamismo difensivo: forse non potrà spaccare in due le difese come in maglia Robur, però il ragazzo ha la dinamite nelle gambe e ci aspettiamo che dia un contributo anche in attacco, non solo con le penetrazioni (gli aiuti in serie A non sono quelli di serie B), ma soprattutto costruendosi un palleggio-arresto-e-tiro più che affidabile. Fondamentale che ha fatto le fortune di qualche suo illustre predecessore.

La battaglia delle panchine

Nobilissima la scelta di Johan Roijakkers di non rinnegare sé stesso e la sua filosofia, nonostante le assenze, ma la battaglia delle panchine alla Enerxenia Arena, dobbiamo ammetterlo, l’ha vinta Luca Banchi. Decisivo, alla luce dei fatti, il 9-0 iniziale, con un califfo come Delfino a sfruttare cinicamente il mismatch contro Librizzi: nei primi 140”, il 40enne campione argentino ha fatturato 4 punti, un assist e un fallo subito, tirando sistematicamente sulla testa di Libro (dal basso dei suoi 180 centimetri può marcare un giocatore diverso dal playmaker?). Tempo per rimediare ce n’era e ce n’è stato, ma con la mancanza del folletto di San Antonio (18 punti di media a partita e l’imprevedibilità di creare vantaggi per i compagni) è stato come remare contro corrente già dai primi giri d’orologio.

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