Palaghiaccio, nella commissione con le società spunta il video del furto dell’acqua

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VARESE – Le vasche vuote delle piscine del PalAlbani e una lunga manichetta allacciata a una colonnina comunale dell’acqua. Nella commissione congiunta Lavori pubblici e Sport il tema è la lunga chiusura della struttura di via Albani e le difficoltà che stanno affrontando le società. Ma spunta anche il video che testimonia il “furto” dell’acqua comunale per riempire le vasche della piscina. E a mostrarlo è lo stesso sindaco Davide Galimberti. Fatto che ha dato vita a un’inchiesta della magistratura di Varese, nella quale il Comune è parte lesa, e a la richiesta di rinvio a giudizio.

Il video

Le richieste delle società

Il video è arrivato con l’intervento del sindaco Galimberti. In coda a quelli delle società aperti da Giuditta Negrello, tecnico della Varese Ghiaccio ed ex atleta, che a nome di tutte le realtà sportive collegate in streaming alla commissione ha chiesto di «sapere in che modo potremo ricominciare la nostra attività in tempo per l’inizio della nuova stagione sportiva, che parte a settembre. Quando riceveremo i fondi promessi qualche mese fa, anche per via del fatto degli impegni economici assunti in questi mesi di continue trasferte per gli allenamenti. E infine se possiamo incontrare la ditta che svolge i lavori, per avere garanzie e poterci confrontare».

Tra le altre domande poste dal mondo sportivo e anche politico, c’è stata anche quella relativa alla pista provvisoria, soluzione prospettata dal sindaco nei mesi scorsi e rispetto alla quale, secondo le società, non vi è più stata alcuna risposta o indicazione.

Il punto della situazione del sindaco

Davide Galimberti è partito lento. Inquadrando il problema palaghiaccio (che esiste ed è concreto) a partire dall’attuale situazione pandemica, non calcolata solo un anno fa. «Le considerazioni delle società del mondo del ghiaccio – ha detto il sindaco – sono analoghe a quelle di altri sport. Anche la Varesina qualche giorno fa ha lanciato un appello. È evidente che il Covid ha impedito a tantissimi di fare attività ordinarie. E questo lo dico per contestualizzare il problema nella realtà difficile che stiamo affrontando tutti quanti. Il secondo elemento: in uno dei primissimi incontri con le associazioni del mondo del ghiaccio, la prima domanda che ci è stata rivolta è “rifateci il palazzetto che sta cadendo a pezzi”: ci siamo mossi per dare risposta concreta a questa richiesta».

È stato a questo punto che è saltato fuori il video, l’inchiesta e la richiesta di rinvio a giudizio. «Perché anche questo è un aspetto che non si può tralasciare nell’intera vicenda», ha detto il sindaco – mentre la clip del riempimento “a sbafo” delle piscine veniva proiettato. «La chiusura nasce anche da lì. Da questo video che è stato fatto girare dal presidente dell’hockey».

Le voci delle società senza la casa del ghiaccio

Al di là del video, dell’acqua pubblica utilizzata per le piscine, dell’inchiesta e dei lavori che sono iniziati in via Albani, restano i sacrifici delle società. Che sono durissimi e dureranno ancora qualche mese. E ogni rappresentante di società ha esposto i problemi e i timori.

Giuditta Negrello, tecnico della Varese Ghiaccio, ex atleta: «Il nostro interesse per la pista sostitutiva e il recupero del PalAlbani è di primario interesse. Tanto che ci siamo mossi per cercare una soluzione per continuare le nostre attività. Il rischio è che il nuovo impianto riqualificato, che sarà certamente una struttura di eccellenza, non potrà riempire le ore ghiaccio perché le società rischiano di scomparire. Questa amministrazione avrà il merito di aver ristrutturato il PalAlbani, senza però che vi siano le società che contano circa 700 atleti. Non possiamo permetterci il lusso di aspettare ulteriormente. Non ci interessa la visibilità, bensì di riprendere la nostra attività a Varese già a settembre».

«Rischiamo di scomparire»

Luigi Colombara, vicepresidente Pattinatori ghiaccio Varese: «Noi quest’anno abbiamo perso quasi 100 bambini che non sono più tornati a pattinare. Sia per le distanze sia per le spese. Stiamo lavorando su altre piste, dove non è possibile organizzare corsi per non entrare in concorrenza con le società che operano in quelle strutture. Al Palaghiaccio potevamo usufruire di 7 ore, mentre adesso abbiamo la disponbilità di un’ora e in orari improbabili. Senza corsi di avviamento non abbiamo introiti e non possiamo abbassare i costi per gli allenamenti degli agonisti».

«Dopo 31 anni potrebbe finire la nostra storia»

Marta Bianchi, presidente Ice sport Varese: «siamo l’unica società che pratica pattinaggio sincronizzato su ghiaccio. Abbiamo perso una squadra e, quanto alla seconda, non sappiamo se riprenderà l’attività a settembre. In questi mesi pattiniamo a San Donato e ogni volta dobbiamo organizzare il pullman, con i genitori che pagano 12 euro ad atleta per ogni spostamento. Così si rischai di porre fine a un’attività che pratichiamo da 31 anni».

Emorragia di atleti

Matteo Torchio, Hockey Club Varese: «Come Hockey abbiamo un problema ulteriore. Per partecipare al campionato abbiamo l’obbligo di avere una serie di categorie giovanili. Mentre con le categorie superiori speriamo di andare avanti, con quelle inferiori abbiamo perso un gran numero di atleti. E temiamo l’anno prossimo di non poter schierare le categorie più giovani, dovendo così rinunciare al campionato Senior».

Maria Donati, presidente Varese Ghiaccio: «Stiamo vivendo questo grande problema. Le nostre atlete vanno tutti i giorni a Milano e abbiamo rinunciato ai più piccoli. Perdere due stagioni significa che per i prossimi anni non avremo atleti e per la vita delle nostre società diventa un grosso problema economico».

Matteo Cesarini, Varese Killer Bees: «Porto un messaggio a nome della Polha Varese perchè nell’immediato i problemi che gli atleti della società stanno affrontando sono enormi».

Il problema del bar

Gianpaolo Mazzocchi del Madera pub: «Abbiamo sostenuto spese per adeguarci alle norme Covid e poi ci siamo ritrovati con il palaghiaccio chiuso. Per noi il discorso sull’eventuale pista provvisoria è differente poiché non vediamo la possibilità di inserire un’attività bar nella struttura, se verrà realizzata».

Le tre ipotesi in campo

Il primo cittadino ha poi scoperto le carte rispetto alle ipotesi che si stanno valutando per trovare una soluzione in tempi più ristretti rispetto ai 14 mesi di lavori preventivati.

«Il ragionamento che abbiamo fatto – ha spiegato – in funzione della progressione dei lavori è di aprire, se ci saranno tutte le condizioni di sicurezza, una parte della struttura e, in particolare, almeno la pista del ghiaccio. Situazione che però si potrà valutare solo tra qualche mese. La seconda ipotesi è, qualora non fosse possibile l’utilizzo parziale, di procedere all‘installazione di una pista temporanea. Che potrebbe essere di 30 per 60 con una spesa di circa 1 milione di euro. Cifra sulla quale tutto il consiglio dovrà fare una riflessione. Infine la terza possibilità è installare nell’anti stadio una pista 40 x 20».