Pd-M5S-Verdi: patto per il cambiamento in 5 punti per Maggioni. E sul Borri si svolta

Maurizio Maggioni con i rappresentanti di PD, M5S e Europa Verde-Verdi

BUSTO ARSIZIO – «Spostamento a sinistra? Non c’è: noi siamo una coalizione di forze che governano con Draghi. È il centrodestra che ha deciso di affidarsi ad un candidato di estrema destra all’opposizione del governo nazionale. Ma Busto, in ottica Pnrr, ha bisogno di essere in sintonia con le indicazioni europee di inclusione e sostenibilità». Così il candidato sindaco Maurizio Maggioni presenta ufficialmente l’accordo tra il PD e la coalizione Movimento 5 Stelle-Verdi. «Un accordo programmatico su cinque punti fermi importanti per tutti – lo sintetizza Claudia Cerini del Movimento Cinque Stelle – non per calcolo politico».

La genesi dell’accordo

L’accordo tra PD, M5S e Verdi è arrivato, spiega Maggioni, «perché si sono verificati due fatti nuovi. L’assenza di Amanda Ferrario per problemi personali e la modifica delle condizioni reali dei problemi Accam e nuovo ospedale che erano stati oggetto di divisioni». Così il candidato sindaco Dem ha avanzato «una proposta di unità» che è stata la base per l’intesa. «Un risultato non scontato – lo definisce Maggioni – non c’era solo posizioni di carattere personale ma una sensibilità diversa dell’elettorale da ricondurre a motivi di valorizzazione reciproca e rispetto reciproco. C’è stata una volontà esplicita a ricercare il rispetto delle reciproche posizioni, e la volontà di costruire e lasciar perdere gli elementi di divisione. Nessuno ha rivendicato le differenze ma abbiamo voluto cercare un punto di convergenza, che dà il segno della maturità di questo gruppo politico del patto per il cambiamento».

Le risposte al centrodestra

Il patto per il cambiamento ricorda, solo lessicalmente, quel “governo del cambiamento” che però mise insieme Lega e M5S. Ma in realtà richiama, politicamente, il Conte-bis tra PD e 5 Stelle. Lo stesso Maggioni lo rivendica, tacciando come «falsificanti e fuorvianti» le reazioni del centrodestra all’accordo PD-M5S-Verdi. «Dicono di essere quelli “del fare”, ma in realtà il lavoro che Busto può svolgere lo fa godendo di finanziamenti che arrivano sia grazie al superamento dei vincoli bilancio sia ai fondi del Pnrr, che derivano dai governo Conte 2 e Draghi di cui PD e M5S sono parti integranti, mentre il centrodestra ha scelto di farsi rappresentare da chi, con la Meloni, è in opposizione sia in Europa che a Roma». Anche dal punto di vista programmatico, attacca Maggioni, «questo centrodestra che governa Busto da più di 20 anni non riesce a capire che stiamo vivendo un cambiamento epocale, dovuto al fatto che temi marginali nei decenni passati come innovazione, inclusione e sostenibilità, sono oggi decisivi, perché i finanziamenti europei sono finalizzati in quella direzione».

I cinque punti

«Il patto è ambizioso – ammette il segretario del Pd Paolo Pedotti che parla di un accordo votato all’unanimità nel direttivo cittadino – per un’amministrazione alternativa a partire dalle persone più che dalle infrastrutture e dalle opere». Sono cinque «i punti fermi» dell’accordo, come ricorda Claudia Cerini. «Possiamo fare la differenza, con un nuova visione più aperta sui temi dell’ambiente, della sostenibilità e della salute». A partire dall’inceneritore, che «va chiuso al più presto», incidendo sul nuovo piano industriale di Neutalia, e dall’ospedale, su cui si chiedono «subito investimenti sull’esistente e un investimento a partire dall’area esistente». In soldoni, se si farà l’ospedale unico lo si faccia solo dopo aver potenziato quello attuale ed eventualmente sulle aree adiacenti e non consumando suolo a Beata Giuliana. E ancora, il welfare, con «il microcredito a PMI e famiglie» e «uno sportello ad hoc per aiutare le microimprese», la sostenibilità ambientale e legalità, trasparenza e partecipazione. Su questo fronte Maggioni è chiaro: «I fondi che arriveranno dovranno essere spesi nel modo più trasparente possibile. Dall’amministrazione Antonelli non abbiamo avuto buoni esempi», con Mensa dei Poveri.

Sul Borri si cambia

Nel programma c’è anche una virata su progetti strategici come il Borri, che ha ottenuto 15 milioni di euro di finanziamenti, ma su cui «il Comune dovrà reperire altrettanti fondi» per arrivare ai quasi 30 milioni totali del progetto di rigenerazione delle incompiute del centro, «una “macedonia” fatta apposta per aumentare i punteggi del bando» per Maggioni. «Una volta ammesso il progetto si potrà dire che l’Auditorium lo mettiamo da un’altra parte in centro e al Borri lasciamo il verde dietro – rivela il candidato sindaco – sarà un obbligo per chiunque amministrerà rivedere questi progetti. Su questo punto noi siamo più che realistici, richiamiamo alla concretezza e alla serietà delle proposte». E il programma della coalizione di centrosinistra è quello «più in sintonia» con gli obiettivi del PNRR europeo: «Non un euro che non sia speso per inclusione e sostenibilità» promette Maggioni.

La squadra del centrosinistra

Le liste saranno quattro: PD, M5S, Europa Verde-Verdi e la civica di Maggioni. «La sensibilità del nostro partito non può che essere vista nell’ambito del centrosinistra – sottolinea Massimiliano Balestrero co-portavoce provinciale EV-Verdi – questo è il posto giusto per noi». Il responsabile cittadino Andrea Barcucci aggiunge: «Se c’è una cosa che unisce è il fatto che da una persona di grande cultura come Amanda Ferrario si passa ad un altro professore, Maurizio Maggioni». Rispetto alla scelta di Italia Viva di lasciare il centrosinistra, il segretario del PD tira la frecciata: «Con IV il dialogo è sempre rimasto aperto – ricorda Pedotti – saranno loro che dovranno giustificare come mai a Busto non sono con il centrosinistra come a Varese, Gallarate e Milano». Perché, aggiunge Pedotti, «il PD rimane la casa comune dei riformisti, chi si propone con questa sigla non ci può dare lezioni di riformismo. Qui c’è il centrosinistra con una coalizione che va oltre, non con connotazioni sbilanciate».

Bignami in stand by

M5S e Verdi infatti rivendicano di «non avere una collocazione» nel tradizionale “arco costituzionale”. «Non siamo di sinistra» rivendicano i Cinque Stelle di Busto. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, «è una buona politica, non è di sinistra». E sul “caso Bignami” il M5S, nelle parole di Claudia Cerini, nega che ci sia ostracismo: «Veti? Li abbiamo appresi dai giornali, non abbiamo mai fatto personalismi». E Maggioni ricorda che la sua apertura in extremis è stata «non a 360 gradi ma mirata ad una coalizione già formata». Quella che sosteneva Amanda Ferrario. «A chi si vuole aggregare, dico che io sono il garante di questa coalizione raggiunta con una certa fatica e attenzione, ma soprattutto nel rispetto reciproco e nella volontà di convergenza. Bisogna partire da qui e semmai costruire in aggiunta, riconoscendo una convergenza di valutazioni». Ogni ulteriore apertura è dunque «da verificare con la coalizione».

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