Gnomi, tra fiabe e realtà

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di Ivanoe Pellerin

Scende la sera e la tristezza striscia furtiva e silenziosa come un gatto che sia entrato in casa insalutato ospite, di nascosto, quasi invisibile. Nel cerchio di luce che illumina la mia scrivania regna tranquilla e sicura la realtà. Tra le ombre buie che circondano la biblioteca e che si insinuano liquide fra i volumi sento un fruscio. È il gatto? O i lontani ricordi che si affacciano per una nuova presenza? O la vita che bussa alla porta con un altro giro di porte scorrevoli?

pellerin gnomi sogno realtàCari amici vicini e lontani, sciogliamo ogni dubbio, è uno gnomo, lo gnomo che viene di quando in quando a visitare la raccolta dei miei libri. E allora la tristezza svanisce e persino le ombre sembrano più leggere ed i colori della casa acquistano lucentezza. Mi sento bene e tutto va bene perché sono ancora una persona capace di vedere gli gnomi e perché gli gnomi sono disposti a farsi vedere da me. So che se mi comporto dolcemente, con cautela e con “buona grazia”, lo gnomo verrà ancora a trovarmi e potremo avere entrambi un buon tempo e una buona conversazione e potremo gustare insieme una piccola ciottola di latte tiepido, non freddo, messa lì così, quasi per caso ma debitamente sempre al suo posto. Vi confido che, per prudenza, occorre fare attenzione ai suoi occhi. Io so che essi vedono molto al di là dell’aspetto esteriore e che possono arrivare nel tuo profondo e, se la visione non sarà di suo gradimento, non tornerà più e la magia scomparirà.

Da ricerche scientifiche molto accurate pare che la storia degli gnomi risalga al 1.200 a.C. quando lo svedese Frederik Ugark trovò una statua di legno ben conservata nella casa di un pescatore dell’odierna Trondheim, in Norvegia. La statua era alta 15 cm., escluso il piedistallo, sul quale erano incise le parole: “Gnomo, altezza effettiva”. Esami condotti con i soliti raggi X hanno stabilito che la statua è vecchia di circa 2.000 anni. È stata incisa su di un legno incredibilmente duro proveniente dalle radici di un albero che non si trova più. Le parole sono state scolpite molti secoli dopo. Queste paiono essere le origini.

Mi sono documentato. Sapete che uno gnomo è sette volte più forte di un essere umano? Che il suo odorato è diciannove volte più sensibile del nostro? Che la sua altezza effettiva, senza berretto, nel fiore della vita, arriva a 15 cm.? Che gli gnomi si strofinano il naso quando si incontrano e quando si lasciano? Che una coppia di gnomi ha sempre dei figli gemelli? Che la vita di uno gnomo dura all’incirca 400 anni (essi conducono una vita sana, non mangiano molto e fanno parecchio esercizio fisico)?

Dovete sapere che le impronte che uno gnomo lascia dietro di sé sono davvero precise, se riuscite a trovarle (vi assicuro, è difficile). Infatti per non lasciare tracce, lo gnomo si serve con intelligenza di ciottoli, pezzetti duri di muschio e di aghi di pino. Camminando su di essi non lascia tracce. Qualche volta cammina in circolo e ripercorre il cammino fatto. Se capisce di essere seguito sparisce in un passaggio sotterraneo. Quando è costretto a camminare su un terreno scoperto, lo gnomo si serve di un’impronta di zampe d’uccello, incollata alla suola dei suoi stivali. Insomma sono molto astuti e sono preoccupati di tener nascosti i propri movimenti.

Mentre meditavo tutto ciò, credo di essermi addormentato. Quasi certamente questi pensieri che girovagavano liberi come su una giostra si sono rapidamente trasformati in sogni. Ed ecco che gli gnomi che conoscevo hanno assunto altre facce, altri connotati. Non sono più quelli con i quali sono solito intrattenermi in chiacchiere, sono altri. Ed ecco apparirmi Di Maio, sorridente come al solito, con in mano un cono di gelato. Ecco Toninelli che gesticola, ma non riesco a capire cosa voglia dire. Ecco Gualtieri, impegnato con un pallottoliere, che scrive grandi numeri su di un piccolo foglio. Ecco Azzolina, una gnoma che gioca con una lavagna sulla quale disegna con il gesso strane figure piccine piccine con la mascherina. Un’altra gnoma con il volto della Castelli intenta a preparare un piatto di spaghetti cacio e pepe nelle cucine di Vissani.

Poi con un rullo di tamburi e luci blu intermittenti, appare uno gnomo serio e vestito dalla festa con un grosso pacco di fogli sotto il braccio. Riesce a sussurrare due parole: prima “covid” e poi dopo un lungo sospiro: “emergenza”. Ma perbacco, ha la faccia di Conte, anzi è proprio lui. Con quelle parole tutto si confonde e la luce si oscura e quegli gnomi insieme cantano in coro “andrà tutto bene, italiani state tranquilli”. Mi sveglio di soprassalto ed il sogno lentamente svanisce lasciandomi stordito e inquieto. Mi occorre
qualche momento per riprendermi. É stato solo un incubo. Sul comodino vicino è posto il libro di Poortvliet e Huygen la cui lettura ha dato origine a tutto quanto, dal titolo (è ovvio) “Gnomi”.

Cari amici vicini e lontani, una sola considerazione. Qualche volta la realtà può essere anche peggiore del brutto sogno.

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