Politica degli estremi e rischi del doppio ruolo nel Caffè Voltaire di Laura Campiglio

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BUSTO ARSIZIO – «Resto affezionata a quell’idea di letteratura, nella quale l’autore, come nel caso di Hemingway, per scrivere ha bisogno di vivere. Ho invece scarsa fiducia nello scrittore che va a letto presto». È stato con il ricordo di Andrea Pinketts, amico a cui è stato dedicato “Caffè Voltaire”, che ieri, mercoledì 8 luglio, Laura Campiglio ha iniziato la presentazione del suo nuovo romanzo. Introdotta da Manuela Maffioli, vicesindaco di Busto Arsizio, nel giardino della biblioteca comunale la giornalista di Legnano ha dialogato con Francesca Boragno di Bustolibri sulle vicende della collega immaginaria Anna Naldini.

Tenere il piede in due scarpe

«Come mostra la copertina, il libro si basa su un doppio ruolo, un tenere il piede in due scarpe. Anna si arrabatta tra mille collaborazioni precarie ma, al momento di compiere 35 anni, si ritrova a perdere la più importante, quella con il giornale di estrema sinistra “La Locomotiva”». Sentirà ancora le sirene della cronaca: il Governo cade e la campagna elettorale si preannuncia agguerrita. Quando si dedica alla questua per ributtarsi nell’agone politico, l’unica testata disposta ad accettarla è “I Probi Viri”, che si colloca alla destra più estrema: “Dal momento che sei stata così faziosa, potrai fare così anche per noi”. «Ma poi viene richiamata da “La Locomotiva”: ciò fa sì che decida di adottare due pseudonimi, Rousseau e Voltaire, con i quali scriverà contemporaneamente per entrambe».

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La realtà e la sua rappresentazione

Il lavoro è uno dei temi affrontati tra le pagine: alla vita da eterna precaria che si prospetta per Anna si contrappone l’idea di suo nonno secondo la quale il mestiere svolto dovrebbe avere per nome un’unica parola italiana, svolgersi in luogo preciso come uno studio, un ufficio o un’officina, produrre un reddito e dare la possibilità di ottenere un mutuo. «L’incomunicabilità generazionale tra baby boomer e millenial è molto forte», ha osservato Campiglio. «Si scontrano due visioni del mondo che non si parlano. Quella del nonno è obsoleta e inservibile, ma ha così torto? Il messaggio del libro è sostanzialmente politico, c’è un dialettica problematica tra la realtà e la sua rappresentazione. Ho deciso di proporlo in forma di commedia: è un po’ un cavallo di Troia che, come dimostrano molti precedenti in Italia, permette di fare analisi e critica sociale».

Un messaggio politico sempre più semplificato

“Caffè Voltaire” offre un ironico esercizio di stile: lo stesso fatto d’attualità viene presentato da due punti vista diametralmente opposti. «Un doppio gioco, deontologicamente terribile, che ad Anna riesce più facile di quanto creda», ha spiegato Campiglio. «È possibile in un momento storico in cui il messaggio politico è particolarmente povero; viene semplificato sempre più perché possa stare in un tweet, uno slogan o il titolo di un meme, l’unità culturale minima che il cervello umano riesca a percepire. È un rischio: è facile incensare come ribaltare tutto. Ho presentato posizioni deliberatamente faziose, con lettori che non si aspettano una cronaca oggettiva, ma solo di ricevere conferme della propria visione; e gli estremi si toccano nell’idea dell’inazione. Più che nella politica, vedo questa polarizzazione su molti temi, come il cambiamento climatico o il Covid, nell’opinione pubblica; però, alla fine, la verità sta un po’ nel mezzo. Sembrerà banale, ma oggi dirlo è diventato quasi rivoluzionario».

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