Pro Patria a zero punti, urge una svolta

turotti e testa pro patria

SALO’ (BS) – Troppo brutta per essere vera? Probabilmente sì, ma il campanello d’allarme fatto suonare dalla Pro Patria sabato contro il Trento non deve rimanere inascoltato. Chi c’era a Salò, e noi di M24 c’eravamo, ha infatti assistito ad una prova per certi versi sconcertante, specie per una squadra chiamata, dopo il ko in rimonta all’esordio, al riscatto. Ma se l’AlbinoLeffe era apparso avversario di qualità, di spessore e di categoria, destinato verosimilmente ad un altro tipo di campionato, la matricola Trento no: ai gialloblù di Parlato è bastato mettere in campo un po’ di buona volontà e un po’ di sano agonismo per farsi gioco – troppo facilmente – di una squadra irriconoscibile.

Personalità e atteggiamento non pervenuti

Ed è proprio nella prova senza carattere e senza mordente della Pro Patria, protagonista di un discreto quarto d’ora di gioco prima di scomparire completamente dal campo per poi farsi rivedere a sprazzi nella ripresa, che sta l’aspetto più preoccupante, perché con l’atteggiamento visto al “Lino Turina” (e non parliamo, per favore, di stadio stregato o maledizione…) non si andrà molto lontano, anzi. Sulla difficile eredità di Javorcic noi eravamo certi, altri meno, ma adesso è anche inutile tornare indietro: la società ha fatto le sue scelte, ora bisogna guardare avanti ed iniziare a muovere la classifica per non trovarsi a dover battagliare su un terreno su cui questa Pro, più avvezza al gioco che alla lotta, non sembra essere attrezzata.

Il difficile equilibrio, anche di squadra

Nelle piazze di calcio – e Busto, aldilà persino dei tanto bistrattati paganti della domenica, lo è – si fa spesso fatica a trovare l’equilibrio: quando le cose vanno bene ecco le stelle, quando i risultati mancano si finisce nelle stalle. Di questo ne siamo purtroppo coscienti tutti. Mister Prina, col suo linguaggio forbito, sta cercando di evitare la frenesia, ma è evidente che la squadra, vuoi le importanti partenze estive (Kolaj, Latte Lath, Gatti), vuoi per le lacune di mercato (a cominciare dal difensore centrale chiamato a tamponare la prolungata assenza di Lombardoni), vuoi per le inattese difficoltà d’equilibrio a centrocampo (dove serve anche fare legna), vuoi per gli infortuni (da Pizzul a Saporetti), vuoi per le sopravvalutazioni di ruolo (Fietta, a 36 anni, va gestito, non impiegato a cottimo), non ha ancora trovato una propria identità, nemmeno in attacco dove Parker sembra l’unico attaccante di riferimento in grado di far salire e respirare la squadra.

Turotti, Testa e il portafogli

Dovendo fare necessariamente quadrare i conti, la società – sulla base degli ottimi riscontri del recente passato – ha continuato sulla medesima linea, forse addirittura osando ancor di più, senza però considerare che, di quella macchina perfetta, un ingranaggio importante era venuto meno. Non vogliamo ritornare sul discorso scommesse, ma i giovani – vedasi Molinari, protagonista in negativo del rigore con l’AlbinoLeffe e dell’erroraccio sul raddoppio del Trento – hanno bisogno di tempo e del giusto contesto per inserirsi gradualmente.
Insomma sostenibilità sì, giocare col fuoco no, anche perché il tanto decantato concetto di patrimonializzazione rischia di andare totalmente in fumo in caso di retrocessione. Ora che non c’è più lo scudo mediatico e ambientale di Javorcic, il compito di guidare la squadra fuori dalle secche spetta a due persone su tutti: al diesse Sandro Turotti, l’artefice di questa squadra bisognosa di punti, di certezze e di rinforzi, e alla presidentessa Patrizia Testa, che per non vanificare tutto quanto di straordinario sin qui fatto, rischia di dover mettere pesantemente mano al portafogli.

Trento-Pro Patria: 3-0. Per i tigrotti è notte fonda

Pro Patria zero svolta – MALPENSA 24