Processo “Mensa dei poveri”, Milano e Gallarate parti civili. Cassano no

processo mensa dei poveri

MILANO – Gallarate è stato l’epicentro, ma il terremoto politico-giudiziario dell’inchiesta “Mensa dei poveri” ha avuto forti ripercussioni anche nella vicina Cassano Magnago con il coinvolgimento di componenti della giunta (Paola Saporiti), del consiglio comunale (l’ex presidente Angelo Palumbo) e della società municipalizzata Sieco (l’ex amministratore unico Antonio Frascella). Eppure il Comune non compare tra le tredici parti civili che hanno chiesto di costituirsi oggi, 19 marzo, all’apertura del maxi-processo nell’aula “Coral 2” allestita in Fiera Milano City.

Non c’è Cassano

Davanti al gup Natalia Imarisio hanno chiesto di costituirsi come parte civile, tra gli altri, i Comuni di Milano e Gallarate, la cui ammissione si deciderà nella prossima udienza fissata per il 26 aprile. Non c’è invece Cassano Magnago. Perché? Il ragionamento che ha portato la giunta a prendere tale decisione riguarda il fatto che a nessuno dei tre indagati vengono addebitati fatti che riguardano il ruolo amministrativo svolto in città. A spiegarlo è il sindaco Nicola Poliseno, interpellato sulla questione: «Quello che viene contestato non è inerente all’attività comunale. Non abbiamo elementi tali da ritenere che sia stato causato un danno all’ente».

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Danno d’immagine

A differenza di Gallarate, dove il danno economico provocato al Comune è notevole (è stata necessaria la revoca della Variante al Pgt firmata dall’allora assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone, costata 280 mila euro buttati al vento), a Cassano sarebbe rimasto soltanto il danno di immagine come unico elemento per prendere parte al processo da parte offesa. In questo caso però l’ammissibilità da parte del giudice non è sempre scontata. Non sempre, infatti, il collegamento tra il reato e la lesione subita dell’ente pubblico si configura in un rapporto immediato di causa-effetto. Per questo motivo la città di Cassano, attraverso i suoi amministratori, ha preferito restarne fuori.

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