Cassano Magnago, indagini e indagati di un Comune nel mirino della magistratura

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CASSANO MAGNAGO – Inchiesta Cassano tra supermercati e affitti: il presidente del consiglio comunale cittadino Pietro Ottaviani convoca una conferenza capigruppo che ha tutto il carattere dell’urgenza. Conferenza che si terrà alle 12.15 di dopodomani, giovedì 6 novembre. Oggetto: comunicazioni del sindaco sulla vicenda indagini.

Mensa dei poveri

Indagini che “tormentano” la città almeno dal 16 maggio del 2019, quando cioè l’inchiesta Mensa dei poveri esplose. Il consiglio comunale cittadino non uscì indenne dallo tsunami giudiziario che partito dal palazzo di giustizia di Milano ha travolto Forza Italia in provincia di Varese, con l’arresto dell’ex plenipotenziario degli azzurri Nino Caianiello, e in Lombardia.

La mazzetta di Saporiti

Nei guai ci finì l’allora assessore alla Sicurezza cassanese Paola Saporiti, ripresa dagli inquirenti, mentre consegnava proprio a Caianiello una busta contenente 500 euro. Stando alle carte d’indagine quella non era che la “decima” che la componente dell’esecutivo cassanese consegnava al plenipotenziario di Forza Italia per l’assegnazione dell’incarico di sindaco effettivo di Alfa, attribuito alla sorella Giovanna Saporiti, di professione commercialista.

Le semi dimissioni di Palumbo

Mensa dei poveri ha coinvolto anche Angelo Palumbo, oggi semplice consigliere regionale e comunale a Cassano, ma all’epoca presidente del consiglio cassanese e presidente della commissione regionale Territorio e Infrastrutture. Il 13 giugno 2019 Palumbo si dimise da entrambi gli incarichi: continua a sedere in consiglio a palazzo Lombardia. Sarà tra gli oltre 100 indagati che venerdì 12 novembre compariranno davanti al Gup di Milano per l’udienza preliminare di Mensa dei poveri.

Il vicesindaco Bilardo

Nel luglio 2019 si dimise dalla giunta guidata dal sindaco Nicola Poliseno anche l’allora assessore all’Istruzione Salvatore Maida. Non è mai stato indagato in Mensa dei poveri: tuttavia il suo nome compare nelle oltre 700 pagine dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Caianiello e di altri fedelissimi, tra questi anche Alberto Bilardo, all’epoca del provvedimento cautelare commissario cittadino di Forza Italia a Gallarate, che di Cassano Magnago fu vicesindaco in tempi lontani da quelli dell’inchiesta.

L’inchiesta di Busto Arsizio

E arrivando all’oggi è impossibile non notare che tra Mensa dei poveri e l’attuale indagine che ha coinvolto, tra gli altri il sindaco Nicola Poliseno, il suo vice Osvaldo Coghi, l’ex sindaco di Gallarate Nicola Mucci e Antonio Frascella, ex amministratore unico di Sieco, già indagato in Mensa dei poveri anche lui in attesa dell’udienza milanese del 12 novembre. E non è un caso che la Guardia di Finanza di Gallarate venerdì 31 ottobre, su ordine del pubblico ministero della procura della Repubblica di Busto Nadia Calcaterra abbia perquisito, oltre agli uffici comunali cassanesi, anche quelli della municipalizzata Sieco. Alla quale, dal 2016, il vicesindaco Coghi affitta dei capannoni riconducibili ad una sua società con relativo incasso di circa 40mila euro. Una condotta che, se provata, costituirebbe un reato: la turbata libertà d’incanto.

Indagini allo specchio

E negli atti di entrambe le indagini compare anche il nome dell’architetto Gianluca Quartesan, che gli inquirenti collegano in Mensa dei poveri all’affair via-Mazzini, operazione immobiliare “spericolata” che avrebbe mirato a eliminare due storici cortili gallaratesi per costruirci sopra, operazione durante la quale anche l’architetto Quartesan sarebbe stato coinvolto per “una più rapida definizione dell’iter della variante” da parte della commissione paesaggio gallaratese di cui Quartesan faceva parte. Dal cellulare del professionista sarebbero emerse le informazioni che oggi hanno portato la procura di Busto Arsizio a chiarire alcune operazioni di intermediazione che coinvolgerebbero Mucci e Frascella.

I guai ai tempi della lega

L’autorità giudiziaria si era interessata alla città anche al tempo della maggioranza leghista: nel marzo 2018 fu infatti arrestata l’ex assessore del Carroccio Stefania Federici, accusata di aver derubato i soggetti deboli di cui era amministratrice di sostegno. Parte del presunto bottino, nella fattispecie dei gioielli, furono ritrovati addirittura nella tomba di famiglia dell’ex assessore cassanese.

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