Reazione a catena

lodi salis politica

di Massimo Lodi

Non fosse stato per le immagini televisive dall’aula del tribunale di Budapest, il caso d’Ilaria Salis sarebbe rimasto ignoto ai più. Com’è successo per quasi un anno. Come succede in casi molteplici, confinati nell’ombra. La luce mediatica accende i riflettori politici, i riflettori politici illuminano il palco comiziante, il palco comiziante offre spettacoli di recita propagandistica.

Va bene alla Salis: in virtù dell’eco ormai planetaria suscitata dalla sua storia, avrà -e lo merita- una giustizia giusta. Non va bene alla politica, che avrà -e lo merita- un rimbalzo negativo. L’avrà il premier ungherese Orbàn, di cui è nota l’allergia all’osservanza dei diritti individuali; l’avranno alcuni nostri rappresentanti istituzionali, di cui è nota la singolare competitività. Ad esempio Salvini, che nella delicata vicenda entra come l’elefante in cristalleria. Ci vorrebbero prudenza/saggezza, lavorìo diplomatico, sensibilità accortissima: così si favorisce la soluzione d’un tal caso. Ovvero: procedimento sveltito, sentenza in tempi brevi, ritorno in Italia della connazionale, eccetera. Invece no. Dagli homines-Lega viene l’augurio che la Salis sappia dimostrarsi innocente. D’accordo, però è l’accusa a doverne provare l’eventuale colpevolezza. Si argomenta che, se condannata, non dovrà più fare la maestra. E perché non viene argomentato il contrario? Cioè: se assolta, sia ricevuta a braccia aperte nelle aule italiane, stavolta scolastiche, in quanto non macchiata da alcunché.

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Massimo Lodi

E poi, a proposito di non impicciarsi dei fatti d’un Paese sovrano. Sovrano sì, ma appartenente all’Unione europea, che s’è data normative cui tutti gli aderenti son chiamati a obbedire. Infine, anzi in primis: come mai il governo non ha agito all’unisono, anziché dividersi con prese di posizione del tutto avulse dal principio di unità dell’esecutivo? Quando un cittadino italiano è in difficoltà, si pensa a risolvergliele. Segue la discussione del resto. Invece il resto fa aggio sulle difficoltà. Motivo: siamo in campagna elettorale, traguardo europee dell’8-9 giugno. E allora avanti con i tentativi di sorpasso, una specialità gradita a Salvini. Sorpassi a destra, naturalmente. Dichiarando ciò che la Meloni non potrebbe, anche volendolo, dato che siede a Chigi.

E dunque, tornando all’incipit. Se non fossero comparse le catene nell’udienza del tribunale magiaro, non si sarebbe verificata alcuna reazione a catena. E ci saremmo risparmiati il gramo show d’una classe politica che si meraviglia della fuga dei cittadini dalle urne. Ma cosa ci andiamo a fare se poi veniamo rappresentati anche da chi, indipendentemente dalla collocazione di partito, mostra inadeguatezza al ruolo?

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