Salvini a Pontida rinnova l’amicizia con Marine e assicura fedeltà a Giorgia

PONTIDA – Quanti saranno? “Tanti, decine di migliaia”. Sono i leghisti arrivati sul pratone di Pontida, luogo sacro per il Carroccio perché qui, nel 1167, i Comuni lombardi fecero fronte contro il Barbarossa invasore. E ora, dal 1990, la Lega di Bossi poi di Salvini, raduna i suoi, in un luogo simbolico, per definire linee, lanciare campagne elettorali, pronunciare giuramenti, annunciare battaglie. E, ultimo ma non ultimo, per avere visibilità mediatica, che, tradotto, significa operazione di marketing elettorale. Soprattutto di questi tempi in cui gli alleati di Fratelli d’Italia sono in netto vantaggio nel borsino delle urne e i leghisti tentano il recupero.

“Con Meloni non ci divideremo”

Non a caso Matteo Salvini ha invitato sul palco di Pontida Marine Le Pen, leader del Rassemblement National francese. L’obiettivo è sì quello di cementare un’amicizia ma, in seconda analisi, di sancire un’intesa a destra della destra, così da presentarsi uniti in Europa (si vota nella prossima primavera) e, in Italia, riuscire a risucchiare voti a Giorgia Meloni. Alla quale, Salvini, smentendo le voci di dissidi e incomprensioni, promette però fedeltà al governo: “Con Meloni non ci divideremo, l’esecutivo durerà cinque anni”. Di più: “Io oggi qua e Giorgia a Lampedusa sono la sintesi di uno stesso obiettivo e destino comune. Non riusciranno a dividerci, abbiamo culture e senso di militanza diverso ma il centrodestra unito vince”.

Bossi non è stato invitato

Non si scappa. Benché la presenza di Marine Le Pen qualche mugugno l’abbia creato in funzione proprio dell’Europa. “Errore dire no all’alleanza con lei” rimarca il Capitano. E Le Pen: “Voi in Italia e noi in Francia siamo impegnati nella stessa lotta, la lotta per le libertà, per la patria: io so quanto ci teniate alle vostre libertà”. Tutti d’accordo? Chi può eccepire? Forse proprio Umberto Bossi, padre nobile della Lega, che, a quanto si dice in giro, nemmeno è stato invitato al raduno odierno. Uno sgarbo, o che altro? Ciò che è sicuro, quando era lui a dirigere le operazioni della Lega, la destra francese gli risultava indigesta. In compenso, della vecchia guardia ,si è rivisto Mario Borghezio, uno dei duri e puri dell’epoca bossiana, eclissatosi dalla scena politica da diverso tempo. Lapidario un suo commento: “Sbagliato invitare la Le Pen”.

“Blocco navale subito”

Tutto sommato, questa è una notizia. Al di là di quanto si è ascoltato dai diversi interventi. In primis, l’immigrazione. Dalle magliette con la scritta “Blocco navale subito” ai toni duri di Matteo Salvini: “Utilizzeremo ogni mezzo, tecnologico e democratico, per fermare questa invasione”. Poi il no all’utero in affitto, l’attacco a Soros (“Mina una cultura millenaria”), la promessa di non fare marcia indietro sugli extraprofitti delle banche e, infine, il ricordo di Roberto Maroni e Silvio Berlusconi.

Extraprofitti e castrazione chimica

Gli extraprofitti sono al centro anche dell’intervento di Giancarlo Giorgetti: “A qualcuno darà fastidio, ma andremo avanti”. Roberto Calderoli garantisce: “Il 2024 sarà l’anno dell’Autonomia”. E Giulia Bongiorno va sul pesante contro le violenze alle donne: “La castrazione chimica sarà la nostra prossima battaglia”. Da sottolineare le dichiarazione di Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli: “Non ci si può limitare agli slogan, prenderemo anche decisioni difficili”.

Secessione

E, via di questo passo, tra militanti che fanno festa e propositi politici per ravvivare la Lega, divisa tra la lotta e la governabilità, contrapposizione storica del movimento che una volta voleva spaccare l’Italia e, oggi, s’impegna per rilanciare il Sud anche attraverso la realizzazione del ponte sullo Stretto. L’opzione nazionale cancella l’obiettivo, immaginifico e inaccettabile, della secessione. Benché, dai Giovani Padani, in assemblea sabato 16, il grido “secessione” sia risuonato in tutta evidenza. Segno che certe istanze restano pur sempre latenti. Nel congelatore pare sia finita anche la questione settentrionale, vecchio cavallo di battaglia. Cambia la Lega, cambia la sua base. Sventolano bandiere e stendardi, a conferma che il popolo del Carroccio si è adeguato. Ma anche no.

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