Salvini, passi indietro per andare avanti

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Matteo Salvini

di Massimo Lodi

Dichiara l’altro ieri a Malpensa24.it Giuseppe Leoni, fondatore quarant’anni fa con Umberto Bossi della Lega: alle europee Salvini si fermerà al 5 per cento. Esagerato? No, argomenta: realista. Leoni è da un pezzo tra i contestatori del Capitano, accusato di “svolta fascista”. Si è perfino meritato un titolo in prima pagina su Repubblica. Può darsi che ecceda nel pronostico negativo, ma ci prende quando solleva la questione settentrionale. Alle sue parole segue (casualmente?) il documento d’una ventina di ex deputati e amministratori del Carroccio, compreso l’ex viceministro allo Sviluppo economico Dario Galli: sollecitano il segretario a cambiare linea. Basta correr dietro alla destra estrema, in Italia e fuori, vedi Orban, Le Pen e i tedeschi di Afd. È ora di tornare al pragmatismo padano.

Salvini si presenta in tv dalla Fagnani (Belve, Raidue) e dà in superficie l’impressione di voler insistere sul canovaccio noto: penso di avere ancora tanto da dare, ho voglia, idee, tempo. Poi persone in gamba ce ne sono, ma le lascio aspettare un attimo. Sembra chiusura totale, al modo di Luigi XV: après moi le déluge. Invece lascia spiragli di cambiamento, anche perché se il risultato elettorale fosse punitivo (la paura è finire attorno al 7 per cento) i sottoposti si rivolterebbero al capo. E sarebbe, per lui, le déluge, il diluvio. Cioè: transitorio commissariamento -il nome dell’incaricato è già pronto: Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli- in attesa del congresso autunnale.

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Massimo Lodi

Dunque meglio l’appeasement. Infatti, a ben leggerne le parole, Salvini si muove in questo solco. Riconosce che ha sbagliato a trascurare Bossi, non più sentito da lungo tempo. E con Bossi tutta l’area che fa riferimento al Comitato del Nord guidato dall’ex segretario lombardo Grimoldi. Prende le distanze dagli accordi del 2017 con Russia unita, non disdetti formalmente e però giudicati in negativo dopo l’invasione dell’Ucraina. Diplomateggia sull’arruolamento del generale Vannacci, missione europolitica a Strasburgo. Ci stiamo ragionando, osserva. Avrebbe potuto sentenziare: sarà dei nostri, nessun dubbio. Ma siccome la fronda obietta anche a questa scelta, e ad altre d’area non tradizionalmente leghista, Salvini va sul prudente.

Gli conviene infine mostrarsi meno aggressivo verso la premier, cui non passa giorno che cerchi di sottrarre consenso. Racconta dell’amicizia della sua compagna Francesca con Giorgia: giocano assieme a burraco. Una carta astuta/piaciona da calare sul terreno della distensione, cosparso di mine propagandistiche da lui stesso piazzate qui e là. È il prezzo dovuto al voler essere di governo e di lotta insieme, strategia che nella storia repubblicana non ha mai pagato. Forse, e in extremis, se ne va facendo una ragione anche il sentiment salvinista.

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