Il primo abbraccio di Samarate a Nicolò Maja. «Ora voglio lavorare»

SAMARATE – «Ora cercherò un lavoro nel settore aeronautico». Riparte da qui, Nicolò Maja, dalla sua più grande passione. L’uscita pubblica nella sua Samarate è nel gelo dicembrino, in un inverno ormai nel pieno delle sue rigide temperature. Ma il 23enne ha sentito comunque il calore della comunità: nel primo abbraccio che sotto le feste di Natale assume una sfumatura domestica. È successo questa sera, 16 dicembre, in occasione del concerto organizzato dalla Filarmonica samaratese nella chiesa della Santissima Trinità.

Il 23enne è l’unico sopravvissuto alla strage di via Torino, che si è consumata nella notte il 3 e il 4 maggio scorsi per mano del padre Alessandro: ha ucciso la moglie, Stefania Pivetta, e la figlia minore Giulia, di soli 16 anni. Ma Nicolò è stato più forte.

L’abbraccio di Samarate

Sono passati mesi, il giovane ha intrapreso un percorso tortuoso e in salita che però – a piccoli step – lo sta riportando fra la gente, alla ricerca di quella normalità che gli è stata strappata in un baleno. La stessa che un ragazzo della sua età dovrebbe vivere senza pensieri, con l’entusiasmo di chi ha una vita intera davanti e sta costruendo il suo futuro.

Alla domanda che per eccellenza crea circostanza, lui risponde con un sorriso: «Come stai, Nicolò? Bene, ora cercherò un lavoro nel settore aeronautico». Ha voglia di ricominciare, di riprendersi il tempo perduto e raggiungere i suoi obiettivi. Che sono sempre gli stessi, non lo hanno mai lasciato. Stasera, poi, ha un incentivo in più: la chiesa è piena e lui ha un posto in prima fila per godersi la musica vicino al sindaco Enrico Puricelli e ai parenti. Tocca alla città fare la sua parte. E tutto comincia da qui, da un abbraccio simbolico della comunità: un aiuto a chi sta cercando un’uscita, una nuova occasione. C’è un’atmosfera di festa nell’aria, che ha una buona influenza. Su tutti. Qualche chiacchiera e quel sorriso che resta: «Buon Natale». Che sia davvero così.

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