Ciclabile a Sesto, la soluzione delle minoranze per salvare gli alberi dell’Allea

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SESTO CALENDE – Un percorso alternativo, che attraversa il centro di Sesto Calende e non mette in pericolo il filare d’alberi del lungofiume. Così le opposizioni di Sesto Calende tornano alla carica, in difesa degli ippocastani che rischiano di essere sacrificato per far spazio alla ciclopedonale del Lago Maggiore. Puntano ai vertici, con una lettera indirizzata a Marco Magrini (presidente della Provincia di Varese), ma anche al Parco del Ticino e alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. L’obiettivo: offrire «uno spunto di riflessione sull’importanza di preservare il paesaggio del lungofiume sestese e uno stimolo a riaprire il dialogo con le autorità del Comune».

L’alternativa

Insieme per Sesto e Sesto2030 incalzano. L’ipotesi di sacrificare un filare di ippocastani del lungofiume, per far spazio al tratto del centro della ciclopedonale, è stata da subito contestata. E nella lettera ribadiscono che «la soluzione ideale per il passaggio della ciclopedonale sarebbe togliere i parcheggi di viale Italia». Ma rinunciare ai quei posteggi, ammettono, è una soluzione che se «la città non può, per ora, permettersi». Da qui, le «alternative». Come «far risalire i ciclisti arrivando da via Alzaia verso piazza Berera, girare a sinistra su via San Bernardino (ripensando i parcheggi ora presenti, se la ciclabile è in sede propria oppure promiscua, e invertendo il senso unico, anche nell’isolato a nord della via), poi via 20 Settembre, via Roma, largo Dante e raggiungere la ciclabile». Il ritorno: «In senso unico, con sede promiscua, lungo l’attuale corsia veicolare di viale Italia». Questo «consentirebbe l’attraversamento del centro in sicurezza per i ciclisti e permetterebbe di conservare viale Italia». Simile l’altra proposta, con una differenza: «Lo scorrimento a senso unico, dopo Berera, lungo via Zutti/Abba/Mercato, in prudente promiscuità con i pedoni (o con biciclette a mano)».

In difesa del filare

Nella lettera, i gruppi di minoranza ribadiscono la loro ferma posizione. Che porta alla domanda: «Quanto di questo rimarrebbe con un solo filare (e con il suolo stradale conteso tra pedoni e ciclisti)?». Le parole di Ixs e Sesto2030:

Il doppio filare di ippocastani (con alcuni tigli bagolari) di viale Italia costituisce una peculiarità paesaggistica sotto diversi aspetti:

– come “struttura del territorio”, costituisce un modesto ma significativo “filtro vegetale”, con un suo habitat ecologico, tra l’ambito fluviale vero e proprio, delimitato fisicamente da un argine murario rigido, ed il suolo urbano; gli alberi si presentano in stato di salute mediamente buono, anche perché sono stati parzialmente sostituiti con gradualità negli ultimi decenni;

– come matrice di identità storica, l’Allea ha rappresentato una “conquista civile” per la fruizione del fiume nel tempo libero; dal 1895 in poi l’Allea è divenuta elemento “mitico” di riferimento e di ritrovo (e di memoria storica) per diverse generazioni di sestesi e di visitatori;

– come fattore di percezione visiva, gli allineamenti dei tronchi e la piccola massa delle chiome sono divenuti componenti insostituibili sia per le vedute dal Fiume (e dalla sponda piemontese) verso il paese, sia dal paese (piazza, rughe, case, cortili, ed in particolare dagli spazi pubblici del palazzo municipale) verso il fiume, ed ancora di più per i fruitori del passeggio stesso, i tronchi in quanto quinte ad assetto variabile (similmente ai pilastri o alle colonne in chiese e palazzi) e le chiome come volte ombreggianti in estate con positivi effetti non solo microclimatici ma anche psicologici: nell’insieme una suggestione di intimità e ad un tempo di apertura alla socialità: il “salotto pubblico” dei sestesi.

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