Provincia, Magrini giura da presidente e dà i gradi di vice alla dem Valentina Verga

VARESE – «Massima apertura a tutti i gruppi consigliari e ai singoli consiglieri che vorranno collaborare. Certo senza dimenticare quanto accaduto il 29 gennaio scorso. Questo perché è il momento di costruire ponti e non muri contrapposti». E’ forse in questa frase, letta quasi alla fine del suo primo discorso da presidente (oggi, mercoledì 8 febbraio), che sta la chiave di lettura di quanto vorrà fare Marco Magrini alla guida della Provincia di Varese. Un presidente alla ricerca della più ampia condivisione possibile, prima ancora che di una maggioranza amministrativa.

Magrini, infatti, sa bene che le prossime settimane saranno cruciali per il suo cammino. Sa bene che ha iniziato l’avventura con sei consiglieri dalla sua parte e con gli altri dieci (9 di centrodestra più la civica Rovelli) che al momento stanno a guardare, compatti, in attesa della prima mossa. Che arriverà, visto la chiamata alle urne ormai prossima, dopo le elezioni regionali di domenica 12 e lunedì 13.

Il discorso di Marco Magrini

Prima i ringraziamenti di rito: «Grazie ai dipendenti, perché se questo ente è ancora un punto di riferimento del territorio è grazie a loro. E grazie ai sindaci e agli amministratori, vera spina dorsale del nostro territorio. Da oggi rappresenterò tutti, anche coloro che non mi hanno votato. Ringrazio il centrosinistra, ma anche chi nel centrodestra mi ha sostenuto. E ringrazio chi mi ha preceduto: Gunnar Vincenzi ed Emanuele Antonelli, che è stato mio avversario in queste elezioni, ma mai mio nemico. Ed è stato un bravo presidente che ha portato l’ente fuori dal dissesto. Di lui però non condivido la muscolare conduzione della provincia, che invece ha bisogno di confronto continuo con gli amministratori locali. Il mio programma è chiaro: dare attuazione allo statuto di Villa Recalcati e fare della Provincia la vera casa dei Comuni».

I punti programmatici

E poi i punti programmatici: transizione digitale, rapporti con la vicina Svizzera sulle tematiche dei lavoratori frontalieri, ma anche coinvolgimento dei sindaci, condivisione delle informazioni e delle idee e l’ascolto del territorio. «Voglio una Provincia fatta da una fitta rete di relazione – ha detto Magrini – le mie decisioni le prenderò in base alla logica della meritocrazia». E ancora: pari dignità tra i Comuni: «I piccoli avranno la stessa attenzione dei grandi».

Ghiringhelli mette il dito nella piaga

«È evidente che le sensibilità di ognuno di noi sono differenti – ha detto Sergio Ghiringhelli, capogruppo della Lega – ma non si può non sottolineare che il centrosinistra dovrà governare questo ente con un bilancio che hanno bocciato al momento dell’approvazione. Io credo che l’ente, per la situazione che si è creata, sia di difficile governabilità». E ancora: «Magrini ha vinto nei medi e nei grandi Comuni – ha continuato Ghiringhelli – dei 1.200 votanti, a determinare la vittoria di Magrini sono stati una ventina e questo politicamente dice che questo presidente parte con una maggioranza risibile. Magrini parla di coinvolgimento? Vediamo se lo saprà fare. La partenza non è delle migliori».

Noi responsabili

Alberto Barcaro, ex vicepresidente e consigliere della Lega ha messo subito le cose in chiaro: nella prima commissione e nel consiglio d’esordio «abbiamo dimostrato senso di responsabilità e attaccamento all’ente. La prima commissione convocata ieri si è potuta fare grazie alla nostra presenza. Le forze che hanno sostenuto Magrini, infatti erano assenti. E così stasera, se non non fossimo stati presenti non ci sarebbe stato l’insediamento del presidente. La Lega e il centrodestra hanno dimostrato senso di responsabilità, qua non abbiamo mai preso decisioni sulla base del colore politico, ma sempre nel bene del territorio e degli amministratori».

Il tilt dei partiti e la velata apertura di Premazzi

«Oltre ai civici che hanno sostenuto il presidente – ha dichiarato Mattia Premazzi – c’è stato un corto circuito dei partiti. Il centrosinistra che l’ha sostenuta non è stato capace di mettere in campo una loro candidatura e il centrodestra non ha saputo difendere il presidente uscente. Io credo che i civici hanno voluto mettere a nudo le problematiche dei partiti. Invito i partiti a recuperare la capacità di dialogare con gli altri, ne abbiamo bisogno, se vogliamo governare la Provincia. Magrini sta cercando di allargare il supporto. Allora si apra un ragionamento dal quale non potranno essere esclusi i civici, che oggi contano una nuova consigliera (due con Premazzi considerano che è presidente di Eupolis ndr) e che devono essere partecipi al tavolo attorno al quale fare le riflessioni politiche». In due parole, tra le righe, un segnale. Ovvero: Magrini non diluisca i civici nella coalizione di centrodestra, ma riconosca alla parte civica dignità politica. Insomma un’elegante e velata apertura. Colta subito dalla nuova consigliera Rovelli: «La provincia deve dare risposte agli amministratori e ai cittadini. Su questo, io civica, ci sono».

New entry: la civica Rovelli e nuovo vice

Il primo consiglio dell’era Magrini si è aperto con l’ingresso in consiglio di Marina Paola Rovelli, la quale, da prima dei non eletti nella lista dei Civici, entra proprio al posto del presidente eletto che così lascia il posto da consigliere. Dopo giuramento e discussione sull’esito delle elezioni provinciali, Marco Magrini ha messo a segno il suo primo atto politico: la nomina del vicepresidente Valentina Verga (nella foto qui sotto), consigliere del gruppo dem di Busto Arsizio.