Cora “rifugiata” in Costa Rica. L’appello del padre per riportarla a Somma  

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SOMMA LOMBARDO – E’ un appello che rivolge al ministero degli Esteri, Irish Zardini, il padre della piccola Cora Zardini di Somma Lombardo,  portata dalla madre in Costa Rica 2 anni fa, sottraendola all’affetto dei fratelli e della famiglia. Una vicenda delicata, che nelle ultime settimane ha subito un’ulteriore battuta d’arresto. La mamma e la bimba, ormai undicenne, hanno ottenuto dal Paese centroamericano lo status di rifugiati. E nonostante le autorità in Italia avessero deciso che dovesse stare con il padre e i due fratelli (il tribunale di Busto ha disposto l’affidamento esclusivo dell’intera prole al papà), ora riportarla in Italia sembra ancora più difficile. 

Rifugiati in Costa Rica 

Dall’Italia si attendeva soltanto la pronuncia della Migrazione del Costa Rica dopo l’ultima udienza in Costa Rica per sottrazione di minori (convenzione dell’Aja). E invece è accaduto l’imponderabile. 
«Abbiamo saputo che la madre ha ottenuto per lei e per nostra figlia lo status di rifugiate», spiega il padre. «I dettagli non li possiamo conoscere perché la pratica è coperta dalla privacy. Sappiamo soltanto che la decisione è inappellabile e che legalmente non posso più fare nulla». Ecco perché Zardini chiede l’intervento della Farnesina, facendo leva sull’assurdità che Cora abbia una protezione internazionale nei confronti dell’Italia, di cui è una cittadina a tutti gli effetti. 

Riportiamola a casa 

Spiega il padre: «Che io sappia non sono mai nemmeno stati fatti accertamenti. Non si capisce perché la richiesta di ottenere lo status di rifugiati prima sia stata respinta e poi accolta da un giorno all’altro». Una condizione che compromette l’infaticabile lavoro che i suoi legali stanno compiendo da ormai due anni per riportarla a casa: «Dacché avevo ragione su tutta la linea sono passato di punto in bianco a perdere la possibilità di avere qui mia figlia. I suoi fratelli e io non ci arrendiamo, vogliamo riabbracciarla ma abbiamo bisogno di un intervento delle istituzioni». L’avvocato Cristina Pescatore ha già scritto al ministero degli Esteri e quello della Giustizia informandoli dell’accaduto, così come al Consolato italiano.

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