Suicida in carcere uno dei killer di Lea Garofalo

MILANO – Prese parte alle torture e all’omicidio di Lea Garofalo, “mamma coraggio“, testimone di giustizia contro la malavita di cui faceva parte il suo ex compagno e padre di sua figlia. Rosario Curcio, uno dei condannati all’ergastolo per la morte della donna, nel 2009, è morto dopo essersi impiccato nella sua cella nel carcere di Opera (Milano). Sulla vicenda verrà avviata un’indagine.

Indagine sulla morte

Lo hanno trovato il 28 giugno, nella sua cella, impiccato. Trasportato d’urgenza al Policlinico di Milano, Curcio non ce l’ha fatta ed è morto. Condannato all’ergastolo in via definitiva nel 2014, il 46 enne aveva avuto un ruolo nel delitto, al fianco di Carlo Cosco, ex compagno di Lea, e a sua volta condannato all’ergastolo. La delicata e dolorosa inchiesta, era partita dal ritrovamento dei resti di Lea Garofalo in un terreno nel quartiere San Fruttuoso di Monza.

Il brutale omicidio di Lea

Da lì gli inquirenti ricostruirono il dramma della sua morte. La donna, che giovanissima si era legata a Cosco, affiliato all’ndrangheta, dopo la nascita di sua figlia aveva deciso di cambiare vita e lo aveva denunciato, diventanto collaboratrice di Giustizia. Proprio per parlare della sua Denise, Lea commise l’imprudenza di rispondere alla richiesta di un incontro da parte di Cosco. Fu allora che insieme ai suoi complici l’uomo la sequestró e portò in un appartamento di Milano, dove la donna fu picchiata, torturata e poi uccisa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Curcio lo aiutò a trasferire il cadavere della donna nel terreno a Monza, dove i malviventi lo bruciarono.

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