Targa sotto al Bernascone per ricordare la fuga austriaca e la Varese garibaldina

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VARESE – Una targa che svela che “quei buchi”, ancora visibili sul Bernascone, non sono frutto della dimenticanza dei restauratori, bensì il segno indelebile del bombardamento del generale austriaco Urban, oltre anche l’imperitura memoria della Varese risorgimentale unita in maniera unanime attorno a Giuseppe Garibaldi e ai suoi garibaldini.

A scoprire la targa che fissa un pezzo di storia della città sono stati Giuseppe Barion, presidente dell’Associazione Varese per l’Italia; il sindaco Davide Galimberti; il prefetto Salvatore Pasquariello, monsignor Panighetti, una rappresentanza di studenti dell’istituto comprensivo guidato da Luisa Oprandi; il Gruppo Alpini di Varese, la Famiglia Bosina, il Gruppo Storico 3 Leoni in divisa dei Cacciatori delle Alpi e fra le autorità c’erano il vicesindaco Ivana Perusin; l’assessore alla Cultura Enzo Laforgia e il consigliere comunale di Forza Italia Simone Longhini.

Quei “buchi” sul Bernascone

Ora che il Bernascone non è più ammantato dalle impalcature, il ricordo lasciato dal generale Urban in ritirata dopo la sconfitta di Biumo si nota, eccome. E quei buchi altro non sono che le cannonate austriache. Vuoti che questa mattina (venerdì 22 settembre) l’associazione di Barion ha riempito di storia e significato.

A raccontare l’aneddoto di come nasce l’idea della targa a imperitura memoria è lo stesso Barion. «Un giorno in cui il campanile era ancora in fase di restauro, una coppia che passava qui vicino alzando lo sguardo al Bernascone disse “ma com’è possibile che abbiano lasciato quei buchi”. In realtà quei segni non sono frutto della dimenticanza di chi ha restaurato il campanile, ma sono il segno del bombardamento austriaco». Storia e memoria. «Di una una Varese, unica città in Lombardia, unita con Garibaldi».

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Anche il prefetto ha riconosciuto il valore dell’iniziativa dell’associazione risorgimentale: «Una targa che testimonia la passione per la storia, anzi per la storia della città e per la città di Varese stessa». Anche il sindaco Galimberti ha dichiarato: «Oggi viene lasciato un segno che testimonia il ruolo centrale che la città avuto nella storia de nostro Paese. Un modo questo per rendere tutti consapevoli». Infine monsignor Panighetti: «Il campanile ci aiuta a fare memoria del nostro passato. E sull’importanza della memoria storica dovremmo riflettere. Senza memoria storica non potremmo affrontare l’oggi e tanto meno il domani».

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