Terziario, a Varese si assume come prima del Covid. Ma cala la qualità del lavoro

VARESEAumentano le imprese, gli imprenditori e gli occupati: il terziario in provincia di Varese ha reagito alla crisi Covid ed è ripartito, con 9000 posti di lavoro in più in un anno. Alcuni parametri risultano anche più alti di quanto accadeva prima della pandemia. Il General Report 2022 illustrato oggi, martedì 12 luglio, a Varese inquadra una situazione più che positiva dal punto di vista dei numeri, anche se qualche ombra non manca, con un lavoro più precario e di minor qualità.

Settore in trasformazione

L’analisi, che si basa sui dati aggiornati al 31 dicembre 2021, è stata realizzata da Spazio Indagine Varese, l’Osservatorio sul Terziario degli Enti Bilaterali della Provincia di Varese. L’elaborazione dei dati è stata a cura dell’EconLab Research Network. Ad illustrare i dettagli del report Alessandro Minello, docente alla Ca’ Foscari di Venezia e responsabile del Centro Studi Spazio Indagine Varese, che ha innanzitutto inquadrato i grandi cambiamenti che hanno investito il settore. «Il terziario sta reagendo ad un salto di paradigma: non stiamo vivendo un’epoca in trasformazione, ma una trasformazione d’epoca».

Le luci

Il tessuto imprenditoriale del territorio risulta in crescita, superando i livelli registrati non solo nell’anno della pandemia, ma perfino quelli del 2019. Nel terziario in provincia di Varese nel 2021 si è registrato un incremento complessivo di 925 imprese, i due terzi di tutto il mondo economico provinciale. La maggior parte si concentra nella parte centro-meridionale della provincia, tra Varese, Gallarate e Busto Arsizio. Crescono anche gli imprenditori, con 497 nuove figure professionali tra soci, titolari e amministratori di aziende. Buone notizie anche sul fronte del mercato del lavoro: nel 2021 nel terziario sono stati oltre 77mila gli avviamenti e più di 68mila le cessazioni di rapporti lavorativi, per un bilancio di 8996 posti di lavoro in più attivi al 31 dicembre 2021. La maggior parte delle posizioni acquisite nel corso del 2021 riguarda i giovani under 30 (+7.747 posti di lavoro), il cui numero aumenta sensibilmente dal 2020.

Le ombre

Oltre alle luci ci sono però anche le ombre: se i giovani sono in aumento emerge infatti una situazione di instabilità tra gli over 50. Ma il principale problema è costituito dalla precarietà dei contratti di lavoro. Nonostante la maggior parte dei contratti avviati nel 2021 (e negli anni precedenti) riguardi forme di lavoro a tempo determinato (45.451 attivazioni di contratti, il 58,7% sul totale terziario), i saldi di fine periodo continuano a favorire il cosiddetto lavoro “a chiamata” (+7.186 posti di lavoro attivi al 31 dicembre) e quello parasubordinato (+3.415), costituito prevalentemente da forme di lavoro senza vincolo di subordinazione (co.co.co, contratti di agenzia e lavoro autonomo nello spettacolo). Una fase ormai costante negli ultimi 5 anni, a sfavore delle tipologie contrattuali più stabili.

Nuove esigenze

Una tendenza che costituisce uno spunto di riflessione importante per le aziende varesine, che dovranno porsi l’obiettivo di cercare di qualificare maggiormente un’offerta di lavoro che oggi si struttura in modo particolare con questi strumenti atipici. «Dobbiamo comunicare alle imprese un paradigma diverso del contratto di lavoro – commenta Alessandro Castiglioni, presidente degli Enti Bilaterali Turismo della provincia di Varese – cioè formazione, specializzazione e crescita nelle aziende anziché mordi e fuggi. Bisogna dare più spazio alla qualità del lavoro all’interno dell’impresa: i giovani oggi non badano più solo allo stipendio ma anche alla qualità del proprio tempo».