Mobili “fantasma” in Brianza: truffato un legnanese

avvocato

LEGNANO – Avrebbero ordinato cucine, camere da letto e altri pezzi di arredamento, in cambio di acconti anche consistenti, senza però ricevere in cambio la merce pagata. Tra i clienti degli acquisti “fantasma” c’è anche un cittadino di Legnano, parte offesa nel procedimento contro alcuni soggetti riconducibili all’azienda, ora fallita, “Brianza Arreda” di Agrate Brianza. Della vicenda si discute già da tempo in tribunale a Monza, ma ieri mattina a riferire in aula è stata la figlia di uno dei due imputati. La donna ha evidenziato una responsabilità marginale del padre che, infatti, sembra essere più vittima della situazione che non carnefice.

Parla la figlia di uno dei due imputati

“Mio padre – ha raccontato la figlia – era solo uno dei soci, ma lì non c’era mai. Un giorno era arrivata una strana segnalazione da parte di un’amica che aveva ricevuto una lettera nella quale si diceva che non era stata pagata una rata del finanziamento. Mio padre aveva effettuato dei pagamenti di tasca propria per dei clienti che avevano fatto ordini ma che poi non avevano ricevuto quanto richiesto. Aveva sottoscritto anche delle fideiussioni a titolo personale, perdendo anche la casa che era finita all’asta. Quando emersero problemi in società mio padre fece ipotecare la casa alla moglie, mia madre. Quando mio padre iniettò del denaro nella società, il socio alla fine si tirò indietro”. La società era fallita nel 2012. Ma erano stati diversi i clienti che avevano segnalato problemi rispetto alle consegne “fantasma”. Almeno sei sono risultate essere le parti offese in questo procedimento che si sta svolgendo di fronte al giudice Giovanni Gerosa. La Procura è invece rappresentata dal viceprocuratore onorario, Paola Suglia.

La presunta truffa

Nella precedente udienza aveva riferito in aula una parte lesa di Lecco: “Ho sporto denuncia – ha raccontato il cliente – nel mese di luglio del 2012 dopo aver effettuato alcuni acquisti di mobili. Nello specifico avevo acquistato una camera da letto da 5.400 euro. Avevo stipulato il contratto e avevo versato un acconto da 1.600 euro. La consegna tuttavia continuava a tardare e a un certo punto ho iniziato a insospettirmi. Ho temuto ci potessero essere dei problemi. Sono andato direttamente in negozio per verificare di persona, ma ho trovato il negozio chiuso”. Udienza aggiornata a ottobre.

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