Turismo ecosostenibile, si riparte

l'associazione oceania fa il punto sul turismo alternativo che aiuta popoli e culture

Isole deserte nell'Oceano Indiano, uno degli assi nella manica dell'ecoturismo (foto Riccardo Cusentino)

L’onda lunga della pandemia si sta placando anche sul fronte dell’ecoturismo, cioè del turismo sostenibile che prima del covid, cioè fino al 2019, era partito al galoppo. Una soluzione per il turismo fai da te, che ha però un occhio di riguardo per l’ambiente e per le popolazioni locali, spesso ai margini del grande business del turismo. Le guest house stavano diventando un’alternativa ai grandi resort, per chi voleva condividere in modo più autentico la propria esperienza di viaggio. Ma finalmente ci sono segnali di ripresa anche in questa piccola nicchia del grande mercato del turismo.

Eleonora Baldoni è presidente di oceania.international, una associazione di promozione sociale che si è assunta il compito di informare e indirizzare coloro che vogliono appunto vivere un’esperienza di turismo diversa, più originale. L’associazione che ha sede nell’area di Malpensa, ha iniziato ad operare nel 2017 raccogliendo molte richieste di informazioni e mettendo in contatto i turisti italiani con gli operatori turistici locali dislocati in varie parti del mondo. “La nostra è un’associazione senza scopo di lucro che ha il semplice scopo di informare – spiega Eleonora Baldoni – e di sviluppare, tramite l’informazione, il turismo ecosostenibile. Quindi non siamo una agenzia viaggi né un operatore turistico. Dopo la pausa imposta dal covid, stiamo registrando un ritorno di interesse per questo tipo di viaggi, particolarmente apprezzati da chi sceglie di vivere la propria esperienza di turismo in modo più autentico”.

Eleonora Baldoni, presidente di “oceania.international” al Veli Inn, una delle prime guesthouse alle Maldive (foto Riccardo Cusentino)

Quale è la differenza fra un viaggio in questa ottica e una vacanza tradizionale?

“La vacanza tradizionale o viaggio tutto organizzato, è indubbiamente un’esperienza molto bella, spesso lussuosa, indubbiamente appagante. Ma parecchi viaggiatori desiderano fare esperienze diverse, vivendo a stretto contatto con le popolazioni locali: ecco perché lo definiamo un turismo più autentico. In un resort tutto è costruito attorno al turista, per soddisfare le sue aspettative e i suoi bisogni. In un villaggio ove vivono le popolazioni autoctone invece no: il turista deve entrare in sintonia con l’ambiente e adattarsi”.

Quindi una vacanza di qualità differente?

“Sì indubbiamente. Uno stile differente, che richiede una capacità di adattamento ben più ampia di quella necessaria in un resort di lusso. Chi sceglie l’ecoturismo sa che non troverà i comfort presenti in un resort o in strutture inserite in un viaggio organizzato. Il viaggio se lo organizza lui, in modo autonomo, con operatori turistici locali che non rispondono alla legislazione italiana ma alla legislazione del posto, quindi bisogna andarci piano con le aspettative e non confondere l’ecoturismo con un turismo semplicamente a basso costo: una guesthouse non è un resort a prezzi stracciati. E’ un diverso stile di vacanza, di vita e di turismo”.

Ma ne vale la pena?

“Certo, se si è alla ricerca di qualcosa di ben diverso dal tutto organizzato. L’ecoturismo è, dal nostro punto di vista, il turismo autentico, perché mette in relazione le culture. In un bellissimo resort sarà difficile entrare in relazione con le realtà locali in cui è inserito, perché il resort è un ambiente tendenzialmente distaccato dal contesto, dal milieu direbbero gli storici, con ottimi servizi senza dubbio, ma comunque distaccato. Inoltre scegliendo l’ecoturismo si aiutano concretamente le popolazioni locali perché la vacanza viene pagata ad operatori del posto che a loro volta tengono in piedi i sistemi economici locali, mentre se si sceglie un resort i proventi vanno alle grandi proprietà o alle catene internazionali”.

L’interno di una tradizionale guesthouse, talvolta spartane ma moltissime dotate ormai di tutti i comfort (foto Riccardo Cusentino)

Qualche consiglio?

“Ormai le guesthouse sono ovunque nel mondo e le grandi piattaforme consentono agilmente di prenotare. Per apprezzare al meglio il turismo sostenibile bisognerà però scegliere realtà in via di sviluppo. Abbiamo rilevato proposte molto belle da parte delle guesthouse alle Maldive, per andare alla scoperta di isole autenticamente deserte, ma anche in Paesi lontani dai canali turistici tradizionali come la Bolivia, per chi ama la montagna selvaggia e inesplorata: le Ande. Praticare andinismo è un’esperienza unica, molto lontana dai nostri rifugi alpini ormai presi d’assalto da gente con le infradito ai piedi. Ci sono poi dei tour incredibili in Sri Lanka, completamente al di fuori degli itinerari organizzati, così come soggiorni in piccole guesthouse a Zanzibar, di fronte all’Oceano. Insomma ce n’è per tutti i gusti, ma va sottolineato con chiarezza che questo tipo di turismo è semplicemente diverso da quello organizzato, il quale mantiene ed esercita un ruolo assoluto nel settore e molto gratificante per chi ama i viaggi e le vacanze”.