Gallarate, tutto secondo copione. Cassani è salvo, la sfiducia non passa

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GALLARATE – Tutto secondo copione. Il sindaco Andrea Cassani ha passato indenne la serata più delicata del suo mandato amministrativo. La mozione di sfiducia, discussa oggi 9 dicembre in consiglio comunale a Gallarate, è stata rigettata alle 23.45 con 13 voti favorevoli e 12 contrari, con il primo cittadino che non ha scelto la via dell’astensione così come aveva auspicato il Pd due giorni fa. Un risultato che già alla vigilia appariva scontato. Ma non un mese fa, quando venne presentata, segno evidente che novembre è servito per ricompattare la maggioranza, ormai ridotta all’osso ma forse unita come non lo è stata mai dal 2016 a oggi. «Uno spartiacque utile», l’ha definita non a caso Aldo Simeoni (Forza Italia), «per tornare da oggi a concentrarsi ancora di più per centrare gli obiettivi amministrativi attesi».

L’attacco di Pignataro

A presentare la mozione di sfiducia è stato Giovanni Pignataro (Pd) «per il totale tradimento del mandato amministrativo». E ha spiegato: «Sono gigantesche le responsabilità politiche per gli scandali giudiziari mai visti prima nella nostra città. Il sindaco non può pensare di dire “non mi sono accorto”o di essere stato un baluardo, peraltro molto fragile, del malaffare. Dopo il 7 maggio Cassani non poteva che dimettersi per manifesta inadeguatezza: ha promesso la sicurezza ai gallaratesi e non ha garantito legalità nemmeno all’interno della sua giunta. I gallaratesi devono tornare a essere orgogliosi della dignità di chi li rappresenta».

La difesa di Cassani

Molto carico, Cassani ha risposto punto su punto alle questioni sollevate dai proponenti della mozione di sfiducia. «Parlare di fallimento è un’opinione personale: siamo al 70 per cento del programma elettorale», ha detto, prima di etichettare i ferrazziani passati in opposizione come «Gente non mossa da ideali» e affrontare il caso del Tigros di via Torino, frutto secondo la magistratura di episodi corruttivi. «Sull’insediamento del supermercato in quell’area era d’accordo anche lei consigliere Pignataro, come dichiarò alla stampa». Che poi dietro ci fosse il malaffare, ha sottolineato, non poteva saperlo né lui né nessuno al di fuori degli interessati. E così la variante Petrone, «pur apprezzata nei contenuti», è stata ritirata. E «se ho sbagliato nella scelta di alcune persone, l’ho fatto in buonafede».

Il dibattito

Ad aprire il dibattito ci ha pensato Leonardo Martucci, l’ex di FI passato in minoranza: «Io non ho tradito nessuno». Sebastiano Nicosia (CèV) ha rimarcato «l’accettazione supina da parte del sindaco, così come si legge nei verbali degli interrogatori, delle imposizioni per la scelta di Alessandro Petrone come assessore, persona non gradita a Cassani che però ha firmato la sua nomina, sminuendo il suo ruolo». Secondo Donato Lozito (Lega civica di centro) «la politica da tempo non fa più il suo mestiere e la mozione di stasera lo dimostra: non ha nulla di politico, solo livore pesantissimo nei confronti delle persone». Rocco Longobardi (Gallarate 9.9): «Abbiamo mantenuto uno stile propositivo, ma non siamo stati ripagati. Ci ha fatto male sentire da parte di Cassani parole di sbeffeggio e prepotenza nei confronti delle minoranze. Non è mai stato il sindaco di tutti e noi ci opponiamo a un sindaco cieco, come lo è stato fino allo scorso 7 maggio». Per Fratelli d’Italia ha preso la parola Giuseppe Lorusso, definendo «veramente vergognoso e intollerabile» l’attacco subito nei giorni scorsi dalle opposizioni, giudicando «diffamanti le parole usate». Libertà per Gallarate, per voce di Luigi Fichera, ha sottolineato che Cassani «aveva tutti i poteri per intervenire su quello che lui stesso ha definito una porcata: ci chiediamo ancora il perché non lo ha fatto. Non siamo diventati bolscevichi, come dice Giuseppe De Bernardi Martignoni: rimaniamo di destra e da destra sfiduciamo il sindaco». Aldo Simeoni (Forza Italia), prendendo di mira il centrosinistra, ha detto che Forza Italia «non si prenderà la responsabilità di spalancare la porta alla politica del contro e della criminalizzazione dell’avversario». Per la Lega hanno parlato prima Melania Pedron («Ribadisco fiducia, sostegno e personale stima nei confronti del sindaco: i risultati ottenuti sono tangibili e sono convinta che questa giunta debba continuare a operare con onestà il mandato amministrativo») e poi il capogruppo Stefano Deligios: «Ha tradito il mandato amministrativo chi era qui sui banchi di maggioranza e oggi siede dalla parte opposta con il centrosinistra». Ha chiuso il giro di interventi Giuseppe De Bernardi Martignoni (FdI): «Non siete voi a dover chiedere quali accordi politici abbiamo fatto noi, ci chiediamo noi quali accordi politici avete fatto voi per formare questa opposizione arlecchino che questa sera, per l’ennesima volta, esce sconfitta».

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