Gallarate e la sfiducia al sindaco: nessuna scusa

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Questa volta non esistono le vacanze già programmate alle Maldive, la raccolta delle olive in Toscana o il ponte dell’Immacolata allungato perché una neve così, a inizio dicembre, non si vedeva da almeno vent’anni. Assenze giustificate se ne sono viste molte negli ultimi anni in consiglio comunale a Gallarate. Ma lunedì sera 9 dicembre si voterà la mozione di sfiducia ad Andrea Cassani e defezioni non sono ammesse, né da una parte né dall’altra. Chi c’è c’è, chi non c’è non prenda scuse. Almeno stavolta.

Indipendentemente dall’esito della mozione, il futuro dell’amministrazione Cassani è legato a doppio filo ai numeri al momento del voto. Senza colpi di testa dell’ultima ora – improbabili ma non da escludere dopo il brivido iniziale di giovedì scorso – il consiglio comunale non decreterà la fine anticipata del mandato amministrativo. Servono 13 voti, e alla vigilia della seduta ne manca sempre uno.

Nella migliore delle ipotesi, dunque, Cassani sarà salvo con 12 consiglieri con lui e 12 contro di lui. Un risultato di misura, certo, ma arrivati a questo punto è anche l’unico possibile per dare continuità all’esperienza amministrativa della coalizione di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega civica di centro). Perché, a rigor di regolamento, Cassani manterrebbe la fascia tricolore anche se qualcuno della sua maggioranza fosse assente. Per mandarlo a casa servono infatti 13 voti, punto. Un 12 a 11, un 12 a dieci, persino un 12 a 0 – paradossalmente – lo metterebbe al riparo. Da un punto di vista normativo, certamente, ma non sotto il profilo politico. A quel punto diventerebbe irreversibile la crisi aperta il 7 di novembre con la pregiudiziale sull’appalto per la gestione del verde. Nemmeno un pazzo penserebbe di poter andare avanti: sarebbe soltanto un’inutile agonia.

C’è dunque soltanto un modo per ribadire il sostegno dei leghisti al loro sindaco, per porre fine alle incertezze di Lorusso in Fratelli d’Italia e per cancellare i malumori in Forza Italia (ormai acclarati dalle dichiarazioni dell’ex vicesindaco Paolo Caravati): presentarsi in aula e rigettare al mittente la sfiducia. Con convinzione e con la promessa di non avanzare più pretese pretestuose e di non fare capricci per il prossimo anno e mezzo. L’astensione, è evidente, equivarrebbe a un voto contrario. Ma anche un’assenza, questa volta, sarebbe ingiustificabile. I consiglieri di maggioranza lascino pure perdere defezioni strategiche, messaggi subliminali e giochetti. Se scelgono la continuità il pareggio è l’unico risultato consentito. Che non è una vittoria, ma il solo modo per garantire alla città di Gallarate fino a primavera 2021 quel minino di stabilità necessaria per amministrare in modo efficiente la macchina comunale e portare a termine i progetti in atto. Maiora premunt.

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