Gallarate,Tonetti senza freni davanti al pm: i retroscena dell’operazione Tigros

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GALLARATE – «Sì sapevo di pagare una fattura per un’operazione inesistente». Durante il lungo interrogatorio reso lo scorso 16 maggio al pm Eugenio Fusco, Pier Tonetti, l’imprenditore gallaratese coinvolto nella maxi inchiesta per tangenti Mensa dei poveri che ha portato anche all’arresto del plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese Nino Caianiello, ammette immediatamente di aver saldato una fattura alla Estro Ingegneria di Albero Bilardo (a sua volta finito nel mirino dei magistrati) consapevole che di fatto non c’era stata alcuna prestazione. E Tonetti chiama immediatamente in causa Paolo Orrigoni, il patron di Tigros e ex candidato sindaco della Lega a Varese, che due giorni dopo questo interrogatorio finirà per essere a sua volta iscritto nel registro degli indagati.

«Fu scelto Bilardo perché vicino a Caianiello»

Tonetti e Orrigoni, come ammette l’imprenditore avevano già «avuto trattative per diversi anni in relazione all’area AT07 (l’area di via Torino-via Cadore dove avrebbe dovuto essere spostato uno dei supermercati Tigros)». L’area è di proprietà della società PI.RO.GA riconducibile a Tonetti. Le precedenti trattative, però, non erano mai andate a buon fine: «Io miravo a vendere tutta l’area – ha spiegato l’imprenditore gallaratese – Mentre Orrigoni voleva acquistare soltanto la porzione commerciale». Negli ultimi mesi del 2017 Orrigoni ricontatta Tonetti, come ha dichiarato quest’ultimo: «Mi dice di sapere che la giunta Cassani ha in programma una variante al Pgt e mi chiede di sottoscrivere un preliminare di compravendita. Evidenzio che la proposta di preliminare risale al 20 novembre 2017, proposta che prevedeva la premessa che l’area non era attualmente idonea dal punto di vista urbanistico e autorizzativo, alla realizzazione di una media struttura di vendita. La cifra concordata era di 4milioni 600 mila euro». La deliberazione di consiglio comunale di approvazione delle linee di indirizzo per l’avvio del procedimento di variante è del 23 novembre 2017. Successiva di tre giorni rispetto alla proposta di Orrigoni. «A mio avviso – dichiara Tonetti – ciò dimostra che Orrigoni fosse già al corrente dell’avvio della seconda variante al Pgt in anticipo». Tonetti non nega nulla. Bilardo fu scelto perché «sapevo che aveva vie preferenziali in comune. Sapevo benissimo che trafficava nella macchina comunale, perché aveva dietro il partito e Caianiello che sapevo essere il regista di tutte queste operazioni di condizionamento degli uffici tecnici». Tonetti definisce l’ex assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone «Uomo che rientrava nella sfera di influenza di Caianiello».

«Sapevamo di commettere un illecito»

L’interrogatorio diventa via via sempre più fitto. Sino ad arrivare alla domanda cruciale: «Orrigoni era pienamente consapevole di quest’operazione illecita?». E Tonetti non tentenna: «Non solo ne era consapevole ma era stato lui a promuoverla. A riprova della mia affermazione faccio presente che la sottoscrizione di Orrigoni in calce al disciplinare di incarico a Estro è avvenuta prima che l’incarico venisse effettivamente sosttoscritto da Estro e da PI.RO.GA.». E il pm incalza: «Eravate entrambi consapevoli di commettere un’operazione illecita?». Risposta: «Sì». Gli inquirenti stanno continuando a sentire indagati e testimoni. Molti imprenditori e professionisti tra i quali anche l’architetto Pietro Minoli, sentito a Busto lo scorso 21 maggio come persona informata sui fatti e non come indagato.

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