Cornacchia in consiglio comunale: «Signor sindaco, lei si è fatto comandare»

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Immagine di repertorio

BUSTO ARSIZIO – «La vostra sete di sangue è stata soddisfatta?». Ha terminato così la serie dei suoi interventi in consiglio il sindaco Emanuele Antonelli, chiamato, ieri sera mercoledì 29 maggio, da tutte le minoranze, ma anche da qualche consigliere di maggioranza, a prendere posizione rispetto all’inchiesta sulle mazzette denominata Mensa dei poveri. Domanda che il primo cittadino ha rivolto ai consiglieri di opposizione.

Interrogativo che non ha avuto risposta. Poiché è vero che gli interventi nel consiglio di ieri da parte dei gruppi di minoranza non sono stati tenerissimi. Ma è altrettanto vero che nel complesso tutto il dibattito si è sviluppato su un piano politico, più che sulla volontà di saziare la sete di sangue. Tanto che anche il presidente del consiglio Valerio Mariani, che ha covato a lungo il timore che l’assise potesse degenerare, alla fine ha preso atto che la discussione non è scaduta in bassi attacchi personali.

«Di cosa ha paura signor sindaco?»

Anche Massimo Brugnone, consigliere del Partito Democratico, in conclusione del suo articolato intervento ha posto una domanda: «Mi chiedo di cosa abbia paura signor sindaco. Busto Arsizio non può permettersi un primo cittadino timoroso. I cittadini di Busto Arsizio hanno bisogno di un leader alla guida della nostra città. Hanno bisogno di qualcuno che faccia chiaramente capire che qui dentro, in questo palazzo, tra i suoi uffici, non c’è spazio per chi pensa di poter mettere gli affari privati sopra quelli pubblici. Abbiamo tutti bisogno della sua pubblica e forte indignazione».

Speravo – ha dichiarato Brugnone in un altro passaggio – che questa sera (ieri ndr)ci degnasse, anzi degnasse se stesso di qualche parola. E invece niente. Non ha fatto né detto, ancora una volta, niente. Non ha ritirato Lei la delega alle società partecipate affidata a Carmine Gorrasi. Come ci ha detto, ha voluto aspettare che intervenisse il prefetto. Non era obbligato. Poteva comunque agire, ma non l’ha fatto. Come ci ha spiegato di fatto lei non ha nemmeno chiesto le dimissioni da parte degli esponenti nei vari cda delle diverse partecipate toccati dall’inchiesta. Ha solo aspettato che parte di loro si dimettesse. E non ha pubblicamente preso le distanze da quella parte di Forza Italia legata a Caianiello, una parte, perché son certo che anche in Forza Italia c’è la parte onesta.

Brugnone poi ha concluso: «Comunque, signor sindaco, prima che a quella parte di Forza Italia, deve rispondere ai cittadini».

«Si è fatto comandare per soddisfare la sua ambizione»

Il consigliere di maggioranza del gruppo misto Diego Cornacchia non fa sconti, chiede del perché di certe nomine ai vertici di Accam, ma anche in Agesp, rigetta la definizione giornalistica di “cani sciolti”, «perché noi siamo stati i cani da guardia» e scarica sulle spalle del cittadino la pesante responsabilità politica: «Lei non è del tutto estraneo, perché si è fatto comandare. E pur di mantenere il suo ruolo ha dovuto accettare “l’alto patrocinio” del principale indagato dell’inchiesta in corso. Insomma l’ambizione le ha giocato un brutto tiro e oggi paga lo scotto politico e morale».

Trasparenza su Accam e Agesp

Luca Castiglioni di Busto al centro punta l’attenzione su Accam e Agesp. «Sul termovalorizzatore l’ingerenza del “sistema” è stata molto influente. Ora servirebbe un’iniziativa forte sulla gestione dell’impianto da parte dell’amministrazione. E anche sulla partecipata del Comune e in particolare sul progetto di trasformazione della galassia Agesp è calato un silenzio del quale da mesi non sappiamo più nulla». Laura Alba torna invece a puntare il dito sulla responsabilità politica che «è tutt’altro che irrilevante, anche perché il principale indagato, fin dall’inizio di questo mandato, ha avuto un’incombente presenza».

Luigi Genoni dei Cinque stelle invece ha definito l’intervento del sindaco rispetto alla mozione del Partito Democratico «delle non risposte» e ha chiesto ad Antonelli «cosa intende fare ora rispetto alle nomine nelle partecipate».

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