«Quel cane sul balcone viene maltrattato». Ma non è vero. Varesina a processo

Nella foto Utah, un incrocio tra border collie e pastore, al centro della vicenda giudiziaria

VARESE – «Grazie a tutti coloro che aderiranno per far terminare questo schifo vergognoso», scrisse su Facebook nel giugno 2021 una donna varesina, dopo che aveva trascorso una vacanza in Valle D’Aosta, insieme al marito, ed era rimasta turbata dalla presenza fissa di un cane sul balcone di una casa a Chatillon.

Dal post al processo

Per quel post, accompagnato da una foto del cane sul balcone, la donna è ora a processo in tribunale a Varese con l’accusa di diffamazione. Temendo che l’animale domestico fosse vittima di maltrattamenti, e nonostante le rassicurazioni ricevute dagli agenti della polizia locale, la donna si era rivolta ai propri amici sul social network, pubblicando l’indirizzo di casa della proprietaria del cane e chiedendo agli utenti di contattare i vigili e il Comune di Chatillon per denunciare la situazione, convinta che quell’animale dovesse essere salvato da una morte certa, che sarebbe arrivata a causa del sole cocente.

Il cane in realtà stava bene con la sua padrona, come emerso a seguito di un sopralluogo fatto dagli agenti della polizia locale, che avevano preso visione delle condizioni di vita dell’animale ed erano stati dai vicini di casa della proprietaria, i quali avevano escluso maltrattamenti, riferendo che il cane veniva portato regolarmente a passeggio.

Insulti da tutta Italia

Utah, un incrocio tra border collie e pastore, nato nel 2015, è un amante delle lunghe passeggiate e dei giochi con la padrona. Ma all’epoca dei fatti, la foto che lo ritraeva sul balcone diventò l’oggetto di un passaparola alimentato sulle bacheche digitali, e per la sua padrona iniziò un incubo fatto di insulti, critiche feroci e appelli arrivati in breve tempo da ogni parte d’Italia. Tutti commenti postati su Facebook da chi era convinto che quel cane costretto a vivere sul balcone non sarebbe sopravvissuto al caldo estremo.

La testimonianza della veterinaria

«In quel periodo il cane aveva dei lievi disturbi che potevano essere legati al riacutizzarsi di un problema gastroenterico o ad una tracheite. Per questo, in attesa di accertamenti, ho raccomandato di non lasciarlo libero in giardino, così da evitare che mangiasse l’erba». Parole pronunciate dalla veterinaria di Utah davanti al giudice Alessandra Sagone, nel processo dove la padrona del cane si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Valeria Fadda (oggi, martedì 16 aprile, sostituita in aula dalla collega Elisa Benetazzo).

La tesi difensiva

L’imputata, che nella prossima udienza avrà la possibilità di fornire la propria versione dei fatti, non ha negato di essere l’autrice del post che aveva provocato una vera e propria reazione a catena, tra insulti e segnalazioni inviate alla polizia locale di Chatillon. Ma secondo il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Toscano, se avesse ricevuto una risposta tempestiva dai vigili, che risposero otto giorni dopo la prima mail inviata al Comando, non si sarebbe allarmata per il destino del cane. E forse quel post non lo avrebbe pubblicato.

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