Federalberghi: l’emergenza Covid Hotel non esiste. A oggi soltanto tre ospiti

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VARESE – «O l’emergenza non c’è, oppure chi è preposto a farlo non è in grado di intercettarla. In ogni caso la situazione è di estrema gravità». E’ amareggiato e piuttosto arrabbiato Frederick Venturi, presidente di Federalberghi Varese. Il tema è quello dei Covid hotel, chiesti a gran voce sulla scorta di un’emergenza denunciata da tutti «Anche in un servizio de Le Iene recentemente andato in onda dove il sindaco di Varese Davide Galimberti ha apertamente parlato di necessità di questo tipo di strutture a fronte, appunto, di un’emergenza. Bene, Ats ha attivato il bando, nonostante in quello stesso servizio l’Azienda di Tutela Salute, avesse cercato di spiegare che, quanto meno sul nostro territorio, il bando non era stato attivato immediatamente in quanto non era necessario farlo – continua Venturi – Gli albergatori hanno risposto, si sono messi a disposizione. Sono stati individuati otto hotel sul territorio provinciale, in tutto 400 camere. Il Jet Hotel di Gallarate è stato attivato e a tre giorni dall’apertura gli ospiti Covid della struttura sono in tutto tre».

Si perdono mille euro al giorno

venturi covid hotelE la domanda è spontanea: «Tre ospiti in un Covid hotel che mette a disposizione una cinquantina di stanze: dov’è l’emergenza? Perché se io sento le istituzioni parlare con insistenza di emergenza, di ospedali al collasso, e poi a fronte di una vasta disponibilità per far fronte al problema mi ritrovo con tre ospiti Covid in albergo o chi ha parlato di emergenza lo ha fatto senza conoscere i numeri, oppure chi di dovere non sa dove sia l’emergenza – aggiunge il presidente di Federalberghi Varese – E questo sarebbe gravissimo: perché significherebbe che abbiamo tante persone in difficoltà, che di un posto in un Covid hotel avrebbe estremo bisogno, che non sa cosa deve fare, chi deve contattare o non riesce comunque ad avere accesso al servizio». Per il momento la montagna, come dice il vecchio adagio ha partorito un topolino. Ed è tutto sulla pelle «Degli albergatori – spiega Venturi – Facciamo due conti: io sono chiuso o comunque sto per chiudere dopo un periodo devastante che non vede segnali di ripresa prima, ottimisticamente parlando, di 6, 8 mesi. Chiudo per limitare le perdite. Mi viene detto: la tua struttura serve per i malati Covid. Io mi metto, anche coraggiosamente a disposizione, faccio degli investimenti per adeguare la struttura, richiamo il personale, riaccendo il riscaldamento, organizzo la logistica per la consegna dei pasti e poi mi trovo con tre ospiti. Ora non ricordo con esattezza ma mi sembra che gli albergatori dei Covid hotel percepiscano 70, 80 euro al giorno per ogni ospite. Con tre ospiti io albergatore perdo, in media, mille euro al giorno. Alla fine del periodo di quarantena, le due canoniche settimane, io ho perso 15mila euro».

Seve il minimo garantito

E’ arrabbiato Venturi: «Non si può costringere nessuno a fare beneficenza. Se l’albergatore decide di farlo non serve nemmeno un bando. Se un bando c’è e io partecipo ci deve essere un minimo garantito: altrimenti saranno danni economici pesantissimi». Venturi auspica che almeno ci siamo dei «Ristori. E che chi ha parlato di emergenza, se lo ha fatto sulla scorta di dati precisi, si preoccupi di veicolare gli ospiti negli hotel. Altrimenti non parli di emergenza: perché tre persone emergenza non sono. Io adesso vorrei sapere sulla base di quali dati è stato emanato questo bando? Quali sono i costi? E soprattutto come si intende garantire gli albergatori che si sono messi a disposizione? Altrimenti, con questi numeri e questi presupposti, temo che la chiamata a fronte della prossima necessità andrà deserta».

La vita in una stanza. Il racconto del primo ospite al Covid Hotel di Gallarate

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