«La Lega è viva, viva la Lega». Festa in piazza con ministri e sindaci, ma pochi militanti

VARESE – «La Lega è viva, viva la Lega». Lo dice Marco Bordonaro indicando la piazza alle sue spalle. Lo ripetono in tanti sotto la sede storica di Varese dove per l’occasione, i 40 anni del Carroccio, c’è uno striscione che recita: Capo, Bobo, Matteo (scritto più in verde degli altri) una storia ci Lega.

Il Faber e il signor G.

Nella piazza sotto il Garibaldino musica a palla che fa un po’ baracconi e un po’ festa di paese. E dalle casse esce di tutto: dalle ultime hit al Signor G., passando per il Faber: il Fiume del Sand Creek, perché i padani di Varese si sentono anche un po’ indiani. E Varese, un tempo culla e terra colorata di verde, oggi con il Carroccio a percentuali più bassi è un po’ una riserva.

Certo la “tribù” che questa mattina ha risposto all’appello dei capataz locali per l’arrivo del Capitano è ben più numerosa della “tribù autonomista” che ieri si è data appuntamento a Gemonio per festeggiare con Umberto Bossi. Il Senatur è stato il grande assente (anche se tutti sapevano che non sarebbe venuto) anche se è stato annunciato, citato, acclamato, ringraziato. Da tutti e in tutti i modi: parola d’ordine non lasciar trasparire l’ormai evidente frattura tra chi la Lega ha fondato e chi questa Lega ha condotto a vette di consenso mai raggiunte prima.

I big, gli amministratori e pochi militanti

E allora big a parte: Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Attilio Fontana, Roberto Calderoli, Massimiliano Romeo, Fabrizio Cecchetti, Stefano Candiani, Eugenio Zofili, Giuseppe Valditara e Alessandra Locatelli, Luigi Peruzzotti, Riccardo Molinari. E poi c’erano tanti amministratori e pochi “militanti ignoti”, come li chiama il ministro di Cazzago Brabbia per ricordare l’impegno di chi non ha incarichi ma ideali e convinzioni.

I sindaci: «Ne abbiamo 500 in tutta Italia», hanno detto a più riprese Cecchetti e Salvini; gli assessori e i consiglieri di maggioranza e di opposizioni. C’era in sintesi (e sicuramente qualcuno lo dimenticheremo) i leghisti di Busto, Gallarate, Cavaria, Lonate Pozzolo, della Valbossa, di Fagnano Olona, Solbiate Olona, Casciago, Morazzone. Quasi tutti i varesini che oggi hanno fatto da padroni di casa. Parlano di Lega, volentieri. Meno di quello che accade nella Lega. Certo non mancano quelli che ieri avrebbero voluto essere anche a Gemonio, ma hanno resistito per in infrangere la linea. Leghisti fedeli alla Lega, anche se cambia.

La vera festa della Lega

Rende omaggio al Capo, ma non risparmia quel pugno di di reduci autonomisti che ieri a Gemonio non le hanno mandate a dire ai leghisti dell’era Salvini. Andrea Cassani non ha dubbi: «La vera festa della Lega è questa ed è un peccato che Umberto Bossi non sia venuto. Per quanto ha fatto avrebbe meritato una bella festa di piazza come questa».

Le miss Europa

La bionda e la castana. Non si fiutano, ma hanno imparato a convivere anche quando l’una sconfina nel territorio dell’altra. Stiamo parlando di Isabella Tovaglieri e Silvia Sardone, presenti entrambe nella piazza varesina: prima fuori dalla “gabbia” che blinda il palco dei relatori, poi dentro, ma defilate. Insieme alle due candidate alle Europee i loro “cavallini” con addosso le rispettive magliette elettorali. E’ una campagna elettorale dura, durissima. Lo sanno e per questo non si risparmiano.

Mina vagante

Sul fatto che Matteo Bianchi sia leghista non ci sono dubbi (anche se qualcuno sussurra il contrario). Come non ci sono dubbi sulle tensioni tra l’ex parlamentare della Lega e una parte del partito. E non ci sono nemmeno dubbi che lui, il primo (auto)candidato alle prossime elezioni comunali a Varese giochi su entrambe le cose. E siccome ultimamente non si capisce dove sia politicamente collocato glielo abbiamo chiesto direttamente. E lui, con equilibrio più da vecchio democristiano che con il brio del leghista ha risposto.

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