Forza Italia: Longhini guarda al futuro, ma in squadra tante vecchie glorie

Il selfone di fine congresso: Taldone, Longhini e Sorte

VARESE – Il vero congresso di Forza Italia si è tenuto nei giorni scorsi con il braccio di ferro tra i laici tutti stretti attorno a Simone Longhini e l’ala più confessionale (per lo più ciellina) sostenitrice di Pietro Zappamiglio (prima), di Chicco Vettori (poi) e alla fine orfana. Questa mattina, sabato 27 gennaio, invece, alle Ville Ponti è stata celebrata la “messa cantata” che (se si esclude il “congresso di carta” di Samarate del 2019), ha ordinato segretario provinciale Simone Longhini dopo anni e anni di commissari.

Un tuffo negli anni Novanta

Il congresso di un partito apre una porta sul futuro, ma quello di Forza Italia, forse per via del trentennale dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi celebrato ieri, ha spalancato una finestra sul passato. C’era la musica, colonna sonora degli anni d’oro, come sottofondo durante l’attesa dell’inizio lavori e c’erano anche le bandiere, non più di dieci, a sventolare a comando nei passaggi più importanti.

E poi il video emozionale di Silvio che annuncia il suo impegno in politica e fino al video messaggio in cui manda un abbraccio al suo popolo che poi, sarà l’ultimo. In sala qualcuno si emoziona e dice: «Io c’ero e ho ancora a casa la prima tessera». Atto di fede, ma anche certificazione di un partito alle prese con un complicato cambio generazionale. E, infatti, in una sala congressuale piena in quasi tutti i posti a sedere, i volti giovani erano pochi.

Curare le ferite pre congresso

La liturgia congressuale, per come si è arrivati, ha contemplato anche una massiccia dose di “volemose bene” con i “ribelli” ricondotti all’ovile. Non sono mancati i referenti degli altri partiti (anche non del centrodestra), i quali, con sfumature differenti, hanno fatto (a parole) ponti d’oro a Forza Italia: punto di riferimento del centrodestra per gli alleati, e faro nel centrodestra per chi, un po’ più a sinistra, continua comunque a guardare al centro.

Il ritorno dell’area laica

Il dato politico è che oggi Forza Italia in provincia di Varese è tornata in mano ai laici. Forse è presto o fuori luogo parlare (ancora) di Agorà. Di certo però non si può negare che i più attivi sul territorio in questi ultimi mesi sono stati gli uomini che hanno fatto politica sotto l’insegna del correntone laico a lungo dominante. Non solo. Ma il congresso delle Ville Ponti ha di fatto archiviato in maniera definitiva la linea Caliendo, imposta dal senatore e commissario mandato a Varese per far ripartire il partito dopo lo tsunami di Mensa dei poveri e che ha trovato il suo più fedele interprete proprio in Pietro Zappamiglio. Chiusura di capitolo certificata anche dal vice coordinatore regionale, il luinese Giuseppe Taldone, il quale ha parlato «di quasi 1.000 tessere sottoscritte» e di «tanti amici che si sono riavvicinati dopo che ci avevano lasciato».

In Forza Italia tira vento di… Tramontana

Simone Longhini segretario provinciale per acclamazione, ma il vero vincitore di questo congresso è Rosario Tramontana (l’ultimo a destra nella foto sotto). Lui è stato il cerimoniere della cena indigesta, lui l’uomo che ha dato impulso alla campagna tesseramento a tappeto. E che, iscritto dopo iscritto, ha reso minoranza la corrente Zappamiglio. A due settimane dal congresso i bookmaker interni parlavano di 80 a 20 per Longhini. Si è arrivati alle Ville Ponti con il candidato unico: strike. E non è un caso che quando Tramontana è entrato in sala, chi ha lavorato fianco a fianco con lui gli ha tributato la stretta di mano di chi sa di aver vinto. Lui incassa, sorride e non si accomoda nemmeno tra le primissime file.

Ri-fatta Forza Italia, ora bisogna ri-fare i forzisti

E ora? Simone Longhini, che qualcuno ha battezzato come “il candidato per tutte le occasioni”, deve dimostrare di avere il phisique du role per guidare un partito che non può più godere del “grande ombrello” (e del portafoglio) della famiglia Berlusconi e deve affrontare la ravvicinata insidia di Europee e amministrative. E per fare questo ha tra le mani una squadra nuova, ma rimpolpata di vecchie glorie. Fuori dai denti: tanti i forzisti con un passato nella Forza Italia di Nino Caianiello.

Insomma deve costruire un futuro incerto con un passato a tratti glorioso. Tanto che chi ha già vissuto il secondo e si ripropone per scrivere un nuovo capitolo sa bene che non sarà semplice. E nel lasciare Villa Andrea a fine congresso dice: «Questa l’abbiamo portata a casa. Ora vediamo cosa succede».

L’intervista al coordinatore regionale Sorte

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