Macchi (Siulp): «Lo spray urticante serve ai criminali non ai poliziotti»

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Il segretario provinciale del Siulp Varese Paolo Macchi

VARESE – Spray al peperoncino: «Aiuta più i criminali che i poliziotti». E’ un’arma e la sua vendita andrebbe regolarizzata. Lo utilizzano i criminali per coprire la fuga dopo i furti nei locali pubblici. L’ultimo episodio è avvenuto a Milano, nella discoteca Hollywood. E’ accaduto anche a Gallarate, sebbene l’autore dello spruzzo, che ha mandato in ospedale una ragazza, abbia detto che fosse uno scherzo. Ora è la polizia ad alzare la voce: agli agenti lo spray serve poco, ai criminali, venduto così, serve moltissimo. E per le forze dell’ordine sarebbe meglio il Taser. Paolo Macchi, segretario provinciale del Siulp interviene sul punto. E spiega tutti i dettagli. «La  sperimentazione del taser? Avrebbe dovuto iniziare dalle piccole città. Come Varese».

Dopo la tragedia di Corinaldo o di Torino ecco che proprio sabato notte qualche cretino ha deciso di utilizzare lo spray al peperoncino che con tanta facilità e una esigua spesa si sarà procurato in qualsiasi tabaccheria, profumeria, edicola del nostro Belpaese.
Un Paese che solo due anni fa e dopo 3000 aggressioni all’anno alle forze di polizia ha deciso di autorizzarci a inserire nel cinturone di uno dei due operatori di ogni volante quel benedetto spray, ovviamente in versione identica a quelle di libera vendita.
Quello stesso strumento che abbiamo richiesto per un decennio ma che nei fatti si sta rivelando inefficace e poco gestibile in talune situazioni. Si pensi ad esempio alle difficoltà di utilizzo in luoghi quali vagoni ferroviari o interventi in abitazioni laddove il rischio di provocare reazioni a molte persone estranee alla resistenza o di contaminazione degli stessi operatori è altissimo e inevitabile.
Altrettanto problematico si sta rivelando il suo utilizzo contro soggetti alterati da droghe ed alcool sui quali la reazione urticante diviene blanda e lenta, esponendo così i presenti a ulteriori rischi; si pensi ad un soggetto alterato armato di un coltello che alla percezione dello spray e del bruciore inizia a brandire all’impazzata la lama accelerando o acuizzando lo scontro tra soggetto e forze di polizia.
Ma lo sprovveduto che voglia creare panico o addirittura approfittare della confusione per depredare i presenti non si farà questi problemi e gli basterà fare una schizzatina del suo piccolo spray per mettere in atto il delirio o per rapinare una povera signora che avrà appena ritirato la pensione.
Direi che le vicende ci stanno facendo riflettere sulla necessità che le regole che normano questo piccolo giocattolo debbano essere riviste, poiché se si vuole mantenere libera la vendita, come avviene ad esempio per alcuni coltelli, si dovrà vietare anche per lo spray il porto in maniera severa in tutti quegli ambienti o a tutti quei soggetti che il legislatore o l’autorità di PS riterrà a rischio.
Ma mi pare di capire che in molte manifestazioni questo stia già accadendo.
Diversa riflessione va invece riservata all’utilizzo da parte di Polizia e Carabinieri per i quali ritengo che lo spray urticante vada via via perfezionato unicamente per situazioni di ordine pubblico laddove le esigenze potranno divenire quelle di disperdere folti gruppi di persone mentre il bisogno di immobilizzare in maniera mirata e istantanea un soggetto sarà soddisfatto unicamente con il Taser.
Da ormai un anno e mezzo ha preso il via in 11 città italiane (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi) la sperimentazione del taser, la pistola elettronica che chiediamo da molti anni e che già un pacchetto sicurezza del 2014 ne aveva previsto l’introduzione.
La Polizia di Stato ha messo in atto una sperimentazione molto attenta che è arrivata sino al test sugli stessi operatori durante alcune sessioni di prova con i nostri istruttori di tiro che hanno dimostrato l’assenza di problemi post utilizzo ma nonostante ciò la sperimentazione sta procedendo a rilento stante resistenze da alcune forze politiche e da Amnesty International che dal 2001 chiede il ritiro del taser ritenendolo strumento di tortura.
In Italia è considerata arma propria non da fuoco e ne è vietato il porto mentre è consentita la vendita solo a titolari di porto d’armi nonostante rigidi vincoli sull’importazione.
Il taser è in uso negli Stati Uniti da oltre 20 anni ed in oltre 100 paesi del mondo tra cui Francia, Regno Unito, Germania e Svizzera mentre il nostro continua a dimostrarsi il paese delle resistenze al cambiamento senza voler vedere che la mancanza di uno strumento come il taser espone invece polizia e cittadini a maggiori rischi di contatto ed a conseguenze ben più gravi laddove si divenga costretti ad estrarre la pistola per arginare comportamenti aggressivi o soggetti nudi armati, situazioni che il nostro paese vede raccontare sempre più frequentemente.
La smettano i benpensanti di richiamare torture o sofferenze inutili poiché l’utilizzo della forza avviene unicamente laddove si deve compiere un atto per il quale è necessario vincere una resistenza e che questi dispositivi saranno attivati unicamente nelle medesime situazioni in cui il nostro ordinamento e precisamente l’art.53 del codice penale consente l’uso legittimo delle armi.

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