Vince in Abruzzo, ma Giorgia Meloni dovrà tenere ancora “l’elmetto”

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Marco Marsilio manda baci dopo il successo elettorale in Abruzzo

Euforico Marco Marsilio, il vincitore delle elezioni in Abruzzo, il candidato presidente della regione che per lui è bagnata da tre mari (!), che festeggia il successo elettorale con spumante e bolle di sapone (!), e a risultato acquisito invita tutti ad “andà a ballà”. Poi dice che in Abruzzo “si è fatta la storia” e che per il “campo largo non c’è futuro”. Tutto concesso per chi, alle urne, agguanta il 53,5 per cento rispetto al suo unico avversario, Luciano D’Amico, sostenuto appunto dal “campo largo” di centrosinistra. Tutto concesso per chi, dominando o quasi le consultazioni con proiezione sul governo centrale, tranquillizza personalmente Giorgia Meloni e risponde alla sconfitta in Sardegna riportando il centrodestra in una posizione di forza. Una festa, insomma. Anche se la tensione nella coalizione di governo a Palazzo Chigi, potrebbe non allentarsi affatto.

Perché al successo collettivo dello schieramento corrispondono percentuali non proprio rasserenanti per alcune delle sue componenti. Per la Lega, innanzitutto, che si attesta al di sotto dell’8 per cento quando, cinque anni fa, aveva ottenuto uno squillante 26 per cento. Una batosta, non c’è altro da dire. Che diventa ancora più pesante se confrontata al 13,3 della diretta concorrente, Forza Italia. I berlusconiani guadagnano due punti rispetto al 2019 e ne recuperano quattro e rotti in relazione alle ultime regionali. Se, date le condizioni alla scomparsa del Cavaliere, non è un exploit, poco ci manca. Ma il dato più significativo è che i berlusconiani quasi doppiano il Carroccio.

Costretta, la Lega, anche a guardare dal basso Fratelli d’Italia, che veleggia al 24,2 per cento, in calo rispetto al 27,7 delle politiche, ma bisogna tenere conto che questa volta alle urne correva anche la Lista Marsilio, collaterale ai meloniani, che ha messo assieme il 5,8 per cento dei consensi. Senza dimenticare , infine, che, cinque anni fa, Fratelli d’Italia si attestò sotto il 6 per cento.

I numeri parlano da soli, come si vede. Correggono i rapporti di forza e, a questo punto, riaprono fin da subito la competizione interna in vista delle Europee, dove varrà il proporzionale e ciascun partito dovrà fare da sè. Salvini commenta: “Avanti con il buon governo per altri 5 anni”. Si riferisce all’Abruzzo, da capire che cosa abbia in mente, proprio alla luce della botta subita domenica 10 marzo, per il governo del Paese. Conoscendo il personaggio, una volta metabolizzata la sconfitta, abbozzare non gli basta. E Giorgia Meloni sarà costretta a tenere ancora in testa “l’elmetto”, non solo per fronteggiare le opposizioni.

Il “campo largo”, allora. Con il 20,3 per cento, il Partito democratico segna una crescita dalle ultime regionali (era al 12 per cento) e rispetto alle politiche, quando andò appena sopra il 16 per cento. Bene per il partito di Elly Schlein; bene soprattutto a confronto con i diretti avversari interni, i 5 Stelle che si fermano al 7 per cento, quando alle precedenti Regionali avevano ottenuto il 24 per cento, mentre alle Poliitiche il 18,4 per cento. Si tratta di un arretramento consistente, persino mortificante, un pesante stop che annulla il successo in Sardegna e riporta la leadership dell’alleanza nelle mani della segretaria Dem e ne consolida il primato all’interno del suo partito. Poi bisogna capire quale potranno essere gli sviluppi futuri del centrosinistra. I test regionali sardi e abruzzesi hanno avuto sbocchi opposti, obbligano a rivedere condizioni e obiettivi. Il “campo largo” si è ristretto. E le Europee incalzano, il timore, espresso da alcuni osservatori, è che “oggi l’alleanza non sia altro che un ibrido accoppiamento tra forze divise non solo sulla futura premiership ma anche su temi rilevanti, come la politica estera”. Per dirla in un altro modo, si riparte da zero. Dopo il voto in Abruzzo, un problema in più soprattutto per Giuseppe Conte.

Abruzzo elezioni meloni – MALPENSA24