2023, un anno da vivere elettoralmente

elezioni regione provincia

Se a Giorgia Meloni, come ha dichiarato nella conferenza stampa infinita di giovedì 29, non piace vincere facile, a Emanuele Antonelli, candidato obtorto collo alla presidenza della Provincia di Varese, non piace perdere male. Per questo cerca la fuga dall’appuntamento elettorale di fine gennaio, quando sindaci e consiglieri comunali, andranno alle urne per rinnovare l’esecutivo di Villa Recalcati. Comprensibile, benché politicamente poco giustificabile, la preoccupazione del primo cittadino di Busto Arsizio a fronte, nella circostanza, di un’aria sfavorevole attorno e dentro il centrodestra, la coalizione che lo esprime: in molti e in senso trasversale guardano con favore alla componente civica e al suo candidato, Marco Magrini. Che potrebbe sparigliare, cambiando gli equilibri politici locali e, appunto, creare difficoltà allo schieramento sinora dominante. Possibile?

Le elezioni per l’ente-provincia sono di secondo livello, tagliano fuori i cittadini in conseguenza della sciagurata legge Delrio, varata con l’intenzione di ghigliottinare le province e, invece, stoppata al referendum popolare voluto da Matteo Renzi. Lo sbocco è questa situazione ibrida, le province non sono più né carne né pesce e, di più, limitano il democratico esercizio del voto. Comunque sia, le urne previste per il 29 gennaio serviranno ai partiti per contarsi, anche in vista delle elezioni regionali, ben più importanti, programmate due settimane più tardi, il 12 e il 13 febbraio. Secondo momento di verifica dell’anno per candidati, coalizioni e gruppi. Circostanza decisiva anche nel Varesotto, per capire quale sia l’effettiva forza delle singole formazioni politiche e, quindi, gli orientamenti dei cittadini.

Tanto più che alla presidenza è ricandidato il varesino Attilio Fontana, reduce da un mandato di alti e bassi, penalizzato dal dramma del Covid e, nel finale, seppure con le debite proporzioni e valutazioni rispetto ai problemi creati dalla pandemia, dallo strappo di Letizia Moratti, che ha abbandonato la giunta di Palazzo Lombardia per provare a ritornarci da presidente. Tutto questo per dire che si prepara un inizio d’anno elettoralmente vivace, ma forse è un eufemismo. Non foss’altro per la corsa alle candidature, con potenziali, futuri consiglieri regionali che sgomitano e, soprattutto sul carro dei probabili vincitori di Fratelli d’Italia, pronti a suonarsele (virtualmente) di santa ragione per strappare il biglietto per Milano.

La partita delle regionali ha risvolti anche romani. Lo ha detto proprio la premier Meloni, intendendo che il risultato delle consultazioni di febbraio in Lombardia e nel Lazio potrebbe incidere sulla tenuta del governo. Mica pizza e fichi, per quanto possiamo capire. Alla luce degli obiettivi che si è posta la premier, a cominciare dalle riforme istituzionali, con l’introduzione del presidenzialismo. Traguardi ambiziosi, che si potranno raggiungere, quando si raggiungeranno, soltanto con l’unità di intenti della maggioranza che sostiene Palazzo Chigi. Qui entrano in campo le regionali e, di conseguenza, i consensi ottenuti dai diversi partiti. In altri termini, è in gioco il loro potere di interdizione dentro la coalizione in forza di quanto confermato o smentito dalle urne.

A metà del 2023 (maggio?) ci saranno infine le elezioni amministrative. In provincia di Varese rinnoveranno le assemblee civiche una manciata di comuni, tra i quali Lonate Pozzolo e, ora, dopo le dimissioni forzate del sindaco Molgora, Angera. Poca cosa per trarre considerazioni complessive rispetto al contesto politico provinciale, comunque, un altro appuntamento che segna elettoralmente il nuovo anno. Dal quale vorremmo trarre auspici positivi, dimenticandoci del disastroso 2022, che, se sul piano politico ha dato una scossa con le elezioni di settembre, per il resto sarebbe da dimenticare. Sempre che sia possibile dimenticarlo.

elezioni regione provincia – MALPENSA24