2024, le insidie per una sanità efficiente. Anche a Varese e Busto Arsizio

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Qualche giornale, parlando del futuro della sanità, ha titolato in modo enfatico: il 2024, l’anno della svolta. Bisogna essere capaci di crederci, anche alla luce del cambio della guardia ai vertici di Asst e Ats. Forse la svolta è da riferire all’arrivo dei nuovi direttore generali, chiamati a gestire un settore che, purtroppo per tutti noi, fa acqua in abbondanza. Non c’è dubbio, serve una svolta in positivo. Che i manager nominati prima di Natale dalla giunta regionale dovranno realizzare per risolvere inefficienze e disagi e, di più, per gestire progetti, questi sì, destinati (per ora sulla carta) a migliorare davvero assistenza e cure dei cittadini.

I problemi sono sempre gli stessi, aggravati per quanto riguarda la ricettività dei pronto soccorso dalla recrudescenza dei malanni di stagione e dal riaffacciarsi del Covid, seppure in forme meno aggressive rispetto al passato. Pronto soccorso in affanno in tutto il Paese e, quindi, anche negli ospedali della provincia di Varese. Difficoltà acclarate per l’emergenza-urgenza a cui si aggiungono quelle per le liste d’attesa, altra lacuna colossale, in un sistema sanitario che, per diverse eccellenze è considerato tra i migliori d’Europa, per poi precipitare nell’inefficienza riguardo alle prestazioni più comuni. Vuoti spesso riempiti dal senso di responsabilità e dalla buona volontà degli operatori, medici e infermieri. Se n’è avuto la riprova durante la pandemia. A fronte di tutto ciò, alla Lombardia si addebita di non avere ancora sviluppato una vera medicina territoriale che, assieme a ospedali e case di comunità, dovrebbe contribuire a incrementare l’offerta curativa.

Proprio l’esiguità degli organici è un’altra, grande questione da risolvere. Per restare nella nostra area, ne è interessata soprattutto l’Asst della Valle Olona, dove medici e paramedici decidono in massa di trasferirsi in strutture meno precarie e più remunerative. Su tutte, le strutture della vicina Svizzera; poi il privato, che offre garanzie sicure rispetto al pubblico. Una vera e propria fuga, che il recente stop deciso dalla Regione al ricorso dei cosiddetti “gettonisti” finirà per rendere molto penalizzante rispetto all’esigenza di assicurare turni e reparti funzionali e pienamente operativi. Un problema che a Busto Arsizio, Gallarate e Saronno (Varese gode dei benefici del polo universitario) si aggraverà ulteriormente. Come risolverlo? La nuova dg, la saronnese Daniela Bianchi, dovrà affrontarlo con determinazione e probabilmente ancora di più.

Asst piena di insidie quella della Valle Olona. Basti pensare al progetto oramai avviato del nuovo ospedale unico, che impegnerà la Regione, il territorio e la stessa azienda ospedaliera per il prossimo decennio. La fase preliminare e i bizantinismi della burocrazia vanno trattati subito, assieme alla gestione, meglio, alla razionalizzazione dell’esistente, con l’ineludibile obiettivo di erogare prestazioni comunque all’altezza sui due nosocomi di riferimento fino all’apertura del futuro ospedale. Impresa manageriale quasi titanica alla luce del complicato contesto attuale. Impresa dalla quale non ci si può sottrarre per scontati motivi.

Dunque, la svolta? Gli esperti della materia invocano una nuova riforma generale del sistema sanitario nazionale, adeguata ai tempi e alle moderne esigenze: i bisogni di salute sono diversi rispetto al passato. Le stesse tecnologie sono oramai all’avanguardia; l’organizzazione dei reparti e delle strutture richiede visioni innovative e sostenibili. Tutto vero, salvo poi soffermarsi a Busto, Gallarate e Saronno per rendersi conto che la svolta arriverà quando arriverà. Ma non domani.

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