Da Busto a Lonate: sequestro da 2,4 milioni di euro. E’ il tesoro degli Jovanovic

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BUSTO ARSIZIO – Tre ville e 2 cascinali, 9 appartamenti, 2 terreni e 5 box, ma anche un dipinto e 2 orologi di pregio: sono questi i beni che la Guardia di Finanza di Busto Arsizio su disposizione dell’Autorità Giudiziaria ha sequestrato – nonostante il periodo di pandemia – a 4 cittadini serbi residenti o domiciliati in Italia professionisti in reati contro il patrimonio, come furti e truffe, messi a segno in più Stati attraverso la consegna alle vittime di banconote fasulle con persino la dicitura fac-simile.

Sequestrato il tesoro degli Jovanovic

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A vedersi spogliati di tutti i propri beni, acquistati e accumulati con in anni di attività delittuose, sono stati un 48enne domiciliato a Busto Arsizio, una 45enne domiciliata a Castellanza, un 37enne di Melzo e un 33enne residente a Pieve Fissiraga, imparentati tra loro e da tempo stabilitisi in Italia.

Per alcuni di essi, nel mese di settembre 2017 erano già scattate le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Busto Arsizio nell’ambito dell’operazione La Stangata, condotta sempre dalle Fiamme Gialle bustocche e coordinata dal pubblico ministero Nadia Alessandra Calcaterra, nei confronti di una nutrita associazione a delinquere a “gestione famigliare”, visto che al centro dell’indagine ci erano finiti parecchi componenti della nota famiglia Rom Jovanovic, sistematicamente impegnati nella commissione di furti seriali, secondo la modalità definita rip-deal, commessi attraverso fraudolenti cambi di valuta realizzati utilizzando il sistema di intermediazione creditizia denominato hawala (in arabo trasferimento). Già all’epoca i finanzieri, contestualmente agli arresti, sequestrarono beni e denaro per 725mila euro, costituenti il profitto dei reati contestati.

La stangata continua

A conclusione delle indagini penali, grazie alla meticolosa ricostruzione della biografia criminale di ciascun indagato, ha preso corpo l’operazione La stangata continua, nell’ambito della quale i finanzieri della Compagnia Busto Arsizio, per oltre due anni hanno proseguito con approfondite indagini patrimoniali sul conto degli indagati e delle persone loro collegate, applicando il Codice Antimafia nella parte relativa alle misure di prevenzione patrimoniale riservate alle persone ritenute socialmente pericolose, connotate da un’evidente sproporzione tra i beni posseduti (anche se intestati a incensurati prestanome) ed i redditi dichiarati dal nucleo familiare.

Individuati anche i prestanome

Individuando anche i prestanome a cui i beni erano stati formalmente intestati per evitare la confisca, è stato così possibile avanzare alle competenti Autorità Giudiziarie (Procure della Repubblica di Busto Arsizio, Milano e Lodi) le richieste di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali che sono state accolte dalla Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano.

Un tesoro tra Busto, Castellanza e Lonate

L’intero patrimonio sequestrato, tra i comuni di Busto Arsizio, Castellanza, Lonate Pozzolo, Monza, Corno Giovine, Pieve Fissiraga e Champorcher, è passato ora nella gestione degli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Milano in attesa della definitiva confisca e, dunque, del passaggio all’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la quale, quando le sentenze di confisca, in alcuni casi già pronunciate, ma oggetto di impugnazione, diverranno definitive, ne curerà la destinazione ad un effettivo riutilizzo sociale.

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