Trentin: “Con il Mondiale ho un conto in sospeso”. Il tema della sicurezza

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Da una squadra con sole consonanti a una con sole vocali. Il passaggio dalla CCC alla UAE non è solo questo per Matteo Trentin. Non è un semplice esercizio grammaticale come un amico gli ha fatto notare, ma l’occasione per riscattare una stagione al di sotto delle aspettative e completare un palmares che a 31 anni comprende  una vittoria di tappa al Giro d’Italia, tre al Tour de France, quattro alla Vuelta a España, due Parigi-Tours, un titolo di Campione d’Europa e un argento mondiale che “è rimasto qui” a tutta Italia.

«L’impatto con la nuova squadra è stato molto buono. Ho trovato una bella atmosfera, sarà perchè ci sono tanti giovani che già si conoscevano dalle categorie giovanili e perchè ho ritrovato alcuni compagni con cui avevo già corso in passato. Mi sono subito sentito parte del gruppo, anche se ormai sono tra i più “vecchi”» racconta in videochiamata dagli Emirati dove in questi giorni si è sottoposto al vaccino per il Covid-19, ha macinato tanti chilometri al caldo e ha potuto provare alcuni piatti arabi tipici dai quali è stato piacevolmente stupito.
Cosa pensa dell’arrivo alla UAE Emirates di Hirschi?
«È una buona carta in più per il team. Marc è un corridore completo che può puntare alle classiche come alle gare in salita. È giovane, ma ha già dimostrato ottime capacità per vincere in prima persona e aiutare i compagni. Per una squadra del nostro livello è importante avere più punte, con il suo innesto non cambia il mio ruolo né le mie ambizioni».
Trentin sfoggerà per la prima volta in gara la nuova maglia a fine mese alla Marsigliese.
«L’ambizione è fare meglio dell’anno passato, il che è davvero facile… (sorride, ndr). Voglio vincere in prima persona e aiutare il team a vincere. Dopo le difficoltà causate dal coronavirus e la chiusura della CCC questa per me rappresenta una nuova partenza. Dopo la prima parte di stagione, che come sempre per me, ruoterà attorno alle classiche, disputerò la Vuelta per andare a caccia di tappe e preparare al meglio la rassegna iridata in Belgio. Il percorso è adatto alle mie caratteristiche e io ho un conto aperto da chiudere con i mondiali» aggiunge il vicecampione del mondo dello Yorkshire 2019.
Vicepresidente ACCPI, Matteo in rappresentanza dei corridori questo inverno si è dato da fare in prima persona per la sicurezza in gara e più volte si è espresso pubblicamente sulla necessità di strade più sicure per chiunque sceglie la bici come mezzo di trasporto. «Quando mi alleno da solo uso le luci sia anteriormente che posteriormente, consiglio a tutti di fare altrettanto per essere il più visibili possibili. Detto questo l’unica regola è guardarsi le spalle e tenere sempre la concentrazione alta. Gli incidenti accadono perchè la gente non rispetta le regole ma anche per sfortuna, è fondamentale porre sempre la massima attenzione sulla strada, soprattutto se si è al volante di un mezzo pesante, ma anche noi non dobbiamo sottovalutare nulla» raccomanda il 31enne di Borgo Valsugana, che con la famiglia da anni ha lasciato il Trentino per la Costa Azzurra.
«Ogni paese è diverso, in Italia siamo purtroppo i primi in classifica per incidenti stradali. A Monaco non ci sono ciclabili ad uso esclusivo di chi pedala, ma sulla strada c’è uno spazio ben evidente riservato ai ciclisti e i cartelli invitano alla condivisione e al rispetto reciproco. Purtroppo la questione della violenza stradale è complicata e a casa nostra, politicamente, non è ritenuta una priorità. Oltre che un vero peccato è davvero stupido non investirci, anche a livello turistico la bici è ormai il mezzo per eccellenza» commenta a proposito del recente incidente che ha coinvolto i colleghi della Bora Hansgrohe nei pressi del Lago di Garda.

Tornando ai rischi che i corridori affrontano in gara, Matteo è fiducioso che da quest’anno inizieranno a diminuire. «L’incidente avvenuto al Tour de Pologne di un anno fa, su un arrivo di gruppo compatto in discesa inammissibile, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e il punto di partenza per una discussione più generica su un tema non più rimandabile. Con il CPA il primo punto su cui abbiamo insistito sono state le transenne che finora dividevano semplicemente la corsa dal pubblico, invece devono in primis proteggerci come avviene nell’hokey o nel pattinaggio su ghiaccio. Siamo consapevoli che è impossibile annullare cadute e incidenti, ma dobbiamo arrivare al giorno in cui potremo dire di aver fatto tutto il possibile per evitarli. Siamo solo all’inizio di un processo che richiederà tempo, ma già da questa stagione l’UCI ha promesso un cambio di passo deciso nelle gare World Tour. Le migliorie che verranno apportate nella massima serie nel 2021, dal 2022 dovrebbero essere apportarte in tutte le gare UCI. Così deve essere».

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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