di Gian Franco Bottini
Questa volta parlo in prima persona per senso di responsabilità e perché, per una volta, non voglio essere unicamente il megafono dei miei amici Umarell. Vorrei però farvi una preghiera natalizia: quella di credere che i pensieri che cercherò di esprimere, oltre che strettamente personali, sono sinceramente scevri da qualsiasi inquinamento politico preconcetto e sono solo quelli di un cittadino che, per totale trasparenza, si vuol definire liberalsociale.
Innanzitutto vi devo chiedere scusa perché, l’ultima volta che mi è stato graziosamente dato spazio in queste pagine sono incorso in un errore.Sottolineando l’attualità del pensiero del Marchese del Grillo e avendo probabilmente presenti solo egregi, ma comunque modesti, esempi locali, ricordai quella che è la bandiera di tale filosofia : “Io so’io, e voi non siete un cazzo!”
Errore! Gli ultimi, ben più importanti eventi nazionali, le Camere esautorate e costrette ad esprimere un voto senza che nessuno abbia potuto leggere e discutere ciò che ogni deputato dovrebbe poter votare con una conoscenza tale da poter esprimere la propria opinione nel rispetto dei cittadini che l’hanno votato, la Commissione incaricata che non ha potuto esprimere un proprio parere tecnico-politico come è suo diritto costituzionale, sono fatti e situazioni che non si ricordano a memoria d’uomo, da quando l’Italia è un paese democratico. Si ha quasi l’impressione che se avesse potuto, questo Governo avrebbero totalmente eliminato il Parlamento, baluardo della democrazia, risparmiando un bel po’ di soldi per pagare quel “ reddito di cittadinanza” che a quanto appare sta creando qualche problema ai gialloverdi.
E’ per questo che si esige da parte nostra un doveroso “errata corrige”, perché è oramai chiaro che la filosofia romanesca del Marchese del Grillo ha attecchito nel nostro Governo (curiosamente soprattutto in quel campo padano che sicuramente ha scordato che “Roma è ladrona”), e che essa non è più da considerarsi in termini scherzosi ma che ha assunto la “dignità” di un vero indirizzo politico volgendo al plurale, in maniera preoccupante, il motto del Marchese; “NOI siamo noi, e VOI non siete un cazzo”; riferendosi ovviamente ai Parlamentari e conseguentemente a tutti quegli italiani che democraticamente sono da loro rappresentati.
Si dirà che si tratta di un episodio, sgradevole ma solo un episodio ; si cercherà giustificazione nella solita Europa, ma questo autoritarismo (notate che non abbiamo usato il termine più leggero di “arroganza”!) crea un precedente preoccupante. Immaginate che l’applicazione reale di questa manovra finanziaria possa creare nel futuro qualche scontento o delusione popolare (non auspichiamo certo gilet gialli o verdi alla francese!), senza un baluardo democratico come il Parlamento, ferito nella sua autorevolezza, potrebbe essere facile trovare una risposta in un autoritarismo già in parte avviato e chiaramente a qualcuno, per sua costituzione, molto gradito. Ci spiace rammentarlo, ma sono percorsi che, seppur lontani, il nostro Paese ha già vissuto!
Come avrete notato non ho commentato i contenuti della manovra finanziaria, non foss’altro perché, a poche ore della sua approvazione, ancora non se ne sanno i contenuti; l’unica opinione che voglio esprimere è che, fin dall’inizio, i due componenti di questo Governo più che collaborare si sono sfidati fra loro giorno dopo giorno con il loro pensiero rivolto più al loro futuro risultato elettorale del prossimo maggio che non al futuro, incerto e traballante, degli italiani.
Una certezza non si può però sottacere; le cosidette “clausole di salvaguardia”, artatamente minimizzate dal Governo (per il 2020 l’Iva al 26% e poi al 30%) suonano proprio come la pesantissima dilazione di un debito, che l’Europa ci ha “generosamente “concesso ma che fra pochi mesi gli italiani pagheranno con gli interessi e con un costo a nostro carico ben pesante, per soddisfare le voglie elettorali dei gialloverdi.
Ma per alleggerire il tema ed ipotizzare il tempo che verrà , ci piace ricordare la vecchia favola della rana e dello scorpione che, per raggiungere un tesoro sull’altra sponda, erano obbligati ad attraversare un fiume trovando molte difficoltà dato che la rana, pur sapendo nuotare, non si fidava a trasportare lo scorpione per le sue note e velenose caratteristiche . Ma l’esigenza di farlo congiuntamente e i giuramenti di lealtà dello scorpione, avevano ad un certo punto convinto la rana ad intraprendere la traversata portandosi in groppa il suo compare, il quale però, a metà del percorso, non aveva resistito al suo istinto aggressivo e aveva proditoriamente punto la rana. Lo scorpione sapeva di rischiare l’annegamento ma si giustificava con il fatto che la propria natura non si può controllare. La favola sarebbe finita e, siccome le favole sono sempre da attualizzare, pensando che il fiume possa essere il tempo che ci divide dalle prossime elezioni europee, scegliete voi in chi, fra i due componenti del Governo, possano essere identificati la rana e lo scorpione.
Ma di questa favola vogliamo ipotizzare anche un seguito, che viene dalla nostra fantasia e consistente nella comparsa improvvisa di una tartaruga che, con la sua forte corazza e la sua ambigua andatura, aveva accettato di imbarcare lo scorpione per fargli continuare il viaggio. Ma lo scorpione, ripresosi, non aveva saputo ancora una volta dominare la sua natura tentando di pungere anche la tartaruga salvatrice, rompendosi però i pungiglioni contro la sua corazza e trovandosi alfine disarmato e stremato. Era a quel punto che dal cielo era piombato un nibbio che si era pappato lo stremato scorpione e aveva dato via libera ad una furba gazza che, avendo osservata la scena dall’alto e adocchiato il lucente tesoro, non aveva potuto far altro che impossessarsene con poca fatica.
Sempre in termini attuali, mi pare che questo finale , pur frutto di fantasia, abbia una certa credibilità, anche se per questi ultimi personaggi della favola non ho saputo scegliere dei sicuri interpreti, ammassandosi alla mia mente un numero rilevante di possibili candidati. Lascio anche a voi, se lo volete, un impegno di fantasia nella formazione del cast.
Bottini governo favola – MALPENSA24