Giustizia uguale per tutti? La risposta al dibattito del Teatro del Popolo è: no

giustizia teatro popolo

GALLARATE – Un quadro inquietante. E’quello della giustizia italiana, così come rappresentato al teatro del Popolo di Gallarate durante il dibattito organizzato, questa sera, lunedì 21 gennaio, da Unicoop e Agorà Liberi e Forti. Quadro inquietate, perché la giustizia non è uguale per tutti. Domanda contenuta nel titolo dell’evento, “La giustizia è uguale per tutti?”, la cui risposta apre scenari per nulla rassicuranti rispetto ai principi di garantismo e, appunto, egualità. Ne hanno parlato Fabio Schembri, l’avvocato di Rosa e Olindo, Marco Oliva, giornalista di Telelombardia e Antenna Tre, Claudio Marelli, presidente di Unicoop varesina, autore di due romanzi che trattano appunto di casi giudiziari. Marelli, tra l’altro, ha subito gli arresti domiciliari per nove mesi per una presunta truffa fiscale, per poi essere assolto per non aver commesso il fatto.

Assolto per non aver commesso il fatto

Perché la giustizia non è uguale per tutti, Marelli (è avvocato) l’ha spiegato nei suoi libri (l’ultimo si intitola “L’ultimo indizio”). Vi racconta di situazioni giudiziarie parallele: stesso reato, sentenze diverse, una di condanna, l’altra di assoluzione. E dunque? «Dunque troppe variabili in un procedimento penale, troppe differenze di poteri e di margini operativi tra l’accusa e la difesa: la prima detentrice di risorse e strumenti di indagini, la seconda lasciata spesso a se stessa».
Scontata la necessità di una riforma strutturale del sistema giudiziario italiano. Che non può limitarsi, come ha sottolineato Schembri, a quella della prescrizione dei processi «per altro in senso peggiorativo». Il punto è se esiste davvero la volontà politica di modificare le cose.

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Olindo e Rosa

Schembri e Oliva si sono anche soffermati su Olindo e Rosa, sui dubbi che portano alla richiesta di revisione del processo, nonostante si sia in presenza di una piena confessione e di sentenze passate in giudicato. Dubbi derivanti dalle stesse modalità della doppia confessione («Indotta?»), dall’atteggiamento dell’unico testimone, ora scomparso, dalla mancanza di tracce dei due condannati sul luogo della strage di Erba, dalla frettolosa distruzione di una serie di reperti. Possibile? Sorge spontanea un’altra domanda: perché questi elementi non sono stati confutati in sede dibattimentale? Tutto opinabile, per carità. Ma anche tutto drammaticamente attuale. Agorà (la serata è stata introdotta dal presidente onorario Nino Caianiello e moderata dal giornalista Andrea Aliverti) ha il merito di avere portato all’attenzione dell’opinione pubblica una questione prioritaria nella vita collettiva del nostro Paese, problemi troppo spesso lasciati in secondo piano rispetto ad altri probabilmente meno importanti. Una scelta forse voluta, perché fa comodo così. Torna a bomba la domanda: ma la legge è davvero uguale per tutti? La riposta è no.

Giustizia teatro popolo – MALPENSA24