Ats svela il mistero del Covid hotel chiuso: «Volevano rimborsi “vuoto per pieno”»

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VARESE – Ats conferma, numeri settimanali alla mano, che il virus frena e la curva dei contagi inizia a scendere. Sale finalmente anche quella delle persone guarite. Non solo. L’Azienda territoriale sanitaria esce anche dall’angolo su tematiche rispetto alle quali è stato messa sotto accusa.

Il caso di Villa Porro Pirelli, ad esempio, Covid Hotel segnalato alle amministrazioni comunali, ma rimasto chiuso, trova finalmente una spiegazione ufficiale. «Non certo per nostre responsabilità – spiegano i vertici di Ats – Da parte nostra sono stati fatti tutti gli step previsti dopo aver ricevuto le disponibilità. Anche per Villa Porro Pirelli, tanto che abbiamo mandato la convenzione che non è più tornata indietro firmata». Motivo? «Perché il cda della società che gestisce la struttura ha chiesto di cambiare gli accordi previsti, ovvero di veder riconosciuti i rimborsi non sugli ospiti effettivamente ospitati, bensì sulle camere messe a disposizioni. Ovvero sul vuoto per pieno. Richiesta che in quanto ente pubblico non abbiamo potuto accettare».

Covid hotel, quanto davvero utili?

Ora quindi, al netto di Villa Porro Pirelli, i Covid hotel sono 3 in tutto il territorio di competenza di Ats Insubria: 1 a Varese (Hotel Sacro Monte), 1 a Gallarate e 1 in provincia di Como. Per un totale di 122 camere a disposizione. Di queste solo 4 sono occupate da ospiti, tutti al Jet hotel di Gallarate.

A questo punto, alla luce degli strascichi polemici e dello sforzo messo in campo per reperire e attivare queste strutture, la domanda è: “Quanto sono davvero utili queste strutture?”. Soprattutto per via del fatto che i Covid hotel sono diventati operativi sulla coda dell’impennata del virus. Su questi passaggi Ats non si sottrae nel dare risposte. «Sono strutture che ci sono state richieste dai sindaci – risponde Marco Magrini – Il numero degli ospiti risponde in relazione alla loro effettiva utilità. Diciamo che l’argomento è stato un po’ strumentalizzato da qualche amministratore».

Il Covid ha iniziato la discesa

E’ stato Giuseppe Catanoso, direttore sanitario Ats Insubria, ad illustrare i numeri, che hanno segnato un calo rispetto a 7 giorni. «Sono stati 17 mila nella settimana dal 19 al 25 novembre. Da questo numero poi bisogna togliere chi è risultato positivo anche ai tamponi successivi, e così si arriva a circa 10 mila casi di nuovi positivi».

Numeri più solidi rispetto a quelli forniti quotidianamente, che negli ultimi giorni hanno confermato picchi e picchiate. Questo anche per via delle tempistiche dei laboratorio, ben riassunte in tabelle e grafici mostrati da Ats in cui si è potuto vedere come a volte l’eccessiva quantità di test da processare comporta il caricamento dei dati nella giornata successiva. Ciò accade soprattutto per i laboratori più grandi.

L’eta media dei positivi Slide

Nella prima fase media molto alta, mentre nelle fase di rallantamento ad agosto e settembre era più bassa.

Il grafico della discesa dei nuovi casi

Il tracciamento

In conferenza stampa i vertici di Ats hanno anche fatto il punto della situazione sui punti tampone e sul sistema di tracciamento via sms introdotto dal 5 novembre scorso. E che nel corso dei giorni è diventato uno strumento sempre più efficiente. «Senza questo sistema automatizzato eravamo in difficoltà. Con l’introduzione di questo strumento siamo arrivati a tracciare quasi il 90% dei casi. Dati fondamentali poiché a livello regionale concorrono a determinare i colori della Lombardia, ovvero se Rossa, Arancione o Gialla.

Sui punti tamponi attivi, Ats ha ribadito che l’attività prosegue e che i numeri stanno scendendo anche nello screening in questi giorni. Soprattutto per quanto riguarda i test rapidi per le scuole, tanto che il punto di via Monte Generoso ha ridotto anche l’orario di attività quotidiana.

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