Azzate blindata. Tra i Do.ra. e Berizzi però solo confronto a distanza

Alessandro Limido, leader dei Do.ra. e il giornalista Paolo Berizzi

AZZATE – Paolo Berizzi non è passato da piazza della Pesa e i Do.ra. non si sono mossi dal palco allestito lungo la provinciale. Il faccia a faccia, lanciato proprio dal gruppo di estrema destra nei giorni scorsi con un volantino appeso ovunque in paese, si consuma solo a distanza.

Con Alessandro Limido, leader dei Do.ra. che senza mezzi termini dice: «Berizzi ci ha rotto il cazzo con le sue falsità e provocazioni. Venga qui per un confronto democratico». E il giornalista che arriva, sotto scorta, e, prima di salire nella sala della sede Pro Loco, afferma senza mezzi termini: «Perché non ho accettato l’invito dei Do.ra.? Perché un confronto c’è già stato. Nel 1945. E a loro non è andata benissimo. Con i fascisti non si parla».

«Lo aspettiamo»

Un’ora prima dell’inizio della presentazione del libro di Berizzi, davanti alla sede della Pro loco c’è un buon numero di carabinieri e agenti di polizia. Paese blindato, perché forze dell’ordine sono presenti anche nel punto di ritrovo dei Do.ra. Ovvero in piazza della Pesa, qualche centinaio di metri di distanza dalla sala Triacca. Ed è in piazza che ci sono i Do.ra.. Al lavoro: hanno allestito un palchetto con due sedie e microfoni, hanno acceso un braciere e, nell’attesa dello scrittore “che non verrà”, spillano e si godono qualche birra. Sanno che Berizzi non passerà. « Anche se noi qualche domanda gliel’avremmo fatta – dice Limido – Deve smetterla di dire falsità su di noi».

«Il contraddittorio dei Do.ra.? roba da Zelig»

Berizzi arriva puntuale alle 18.30 nella sala della Pro Loco. E interviene dopo il saluto di Vittore Brunazzo (segretario azzatese dell’Anpi). Il giornalista va giù duro: «L’ho già detto ai colleghi della stampa. I Do.ra. hanno chiesto un contraddittorio in piazza? Roba da Zelig. La realtà è che qui, con la presenza di un gruppo neonazista, la Costituzione è sospesa. E mio chiedo quanto dobbiamo ancora aspettare prima di vedere sciolto i Do.ra., che sono fuorilegge. Io i fascisti li denuncio e continuerò a farlo».

Il giornalista di La Repubblica poi parla di tutte le sfumature dell’estrema destra. Spaziando dal fronte di guerra ucraino: «Dove si sa benissimo che ha invaso e chi è stato invaso. E se dico questo non significa che giustifico il famigerato battaglione Azov, una brodaglia nazifascista»; fino alle curve degli stadi italiani, «frequentati da ultrà di estrema destra. E qui lo sapete bene, anche perché uno di questi è morto negli scontri tra tifosi a Milano (Daniele Belardinelli, tifoso del Varese e dell’Inter morto il 26 dicembre 2018, in via Novara a Milano, travolto da un suv guidato da tifosi napoletani ndr) e i suoi amici erano proprio i Do.ra.». Ha poi citato i Blood & honour («anche questi li conoscete bene»), per poi arrivare a Verona, “città laboratori dell’estrema destra” come cita il sottotitolo del libro “E’ gradita la camicia nera”.

Azzate non è fascista

Ad aprire la serata è stato il segretario dell’Anpi Vittore Brunazzo (nella foto sopra, al centro della foto insieme a Daniele Marantelli a sinistra e il sindaco Gianmario Bernasconi e il professor Fabio Minazzi a destra), il quale davanti a una sala piena (50 persone dentro e una ventina fuori a causa delle limitazioni del Covid) ha detto di essere contento di avere Paolo Berizzi come ospite ad «Azzate, paese che non è mai stato e non sarà mai fascista».