Busto, allevamento di gatti senza autorizzazione: chiuso e sanzionato

BUSTO ARSIZIO – Allevano gatti senza alcuna autorizzazione per farlo: dopo un sopralluogo dei veterinari di ATS Insubria, una coppia di Madonna Regina è stata sanzionata, fino ad arrivare alla chiusura dell’allevamento, disposta dal comune di Busto Arsizio, al quale non risultava alcuna comunicazione sull’avvio dell’attività. La replica: «L’allevamento di gatti siberiani è regolarmente certificato ENFI (Ente nazionale felinotecnica italiana), ma privo solamente della Scia comunale. Anche ATS ha verbalizzato che gli animali sono in buone condizioni».

Il verbale di ATS

Nell’attività, che si trova in via Sant’Antonino Ticino nel quartiere di Madonna Regina, gli ispettori mandati dal Distretto veterinario Sud dell’ATS hanno rinvenuto gatti di razza “siberiana” e cuccioli di cane di varie razze, tra cui i giapponesi Akita Inu e Shiba Inu. Ma l’allevamento, si legge nella relazione prodotta dall’ATS, «non risulta in possesso di alcuna autorizzazione ed al momento del sopralluogo ospitava 18 cani di cui 6 cuccioli (di razza Chihuahua, Akita Inu e Shiba Inu) e 6 gatti razza Siberian. Si sono rilevate numerose incongruenze relativamente agli animali registrati nella banca dati regionale degli animali d’affezione e all’effettivo presente».

Pesanti conseguenze

Così, il Distretto veterinario di ATS Insubria ha comminato in tutto 24 sanzioni amministrative a carico della coppia che gestisce l’attività non autorizzata, oltre ad «impartire indicazioni per una corretta gestione degli animali», mentre il comune di Busto Arsizio, tramite un provvedimento della dirigente competente per lo sportello unico delle imprese, ha disposto «la cessazione immediata dell’attività di allevamento di animali d’affezione». Ora, se vorranno continuare a svolgere l’attività, dovranno mettersi in regola.

La replica

Ma la titolare dell’allevamento Armonia Felina non ci sta ed è pronta a ricorrere a vie legali contro l’ordinanza del Comune e l’esposto di ATS per difendere la propria attività, un allevamento amatoriale di soli gatti, mentre i cani rinvenuti dall’ATS sono animali da compagnia della titolare, che nulla hanno a che vedere con l’attività di allevamento. Viene contestata in particolare l’interpretazione normativa che ha portato alle sanzioni: «Nessun allevamento in Italia ha la Scia, in ogni caso l’attività è aperta da due mesi e ha l’affisso ENFI ottenuto in seguito alle verifiche igienico-sanitarie».

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