BUSTO ARSIZIO – Come la criminalità organizzata. Gruppi distinti che non disdegnano di fare affari insieme quando è il caso. Dove tutti conoscono gli affari di tutti. E’ lo spaccato che emerge dalla maxi indagine antidroga coordinata dal pubblico ministero di Busto Martina Melita e portata a termine ieri, martedì 14 giugno, dagli uomini del commissariato di polizia di Stato di Busto.
Chili di droga
In tutto 12 arresti: 11 cittadini marocchini e un italiano. Due gruppi distinti di spaccio. Veri e propri narcos capaci di importare centinaia di chili di droga: sotto sequestro sono finiti 130 chili di hashish, ma si stima che le due cellule ne abbiamo spacciati quasi 300. Tante cellule ma tutte in contatto tra loro. Ciascun “clan” sa dove agiscono gli altri, cosa spacciano, dove comprano, con chi sono in lite. Quasi come la criminalità organizzata, appunto, senza disdegnare di stringere patti, dove necessario, per aumentare il volume degli incassi.
Filo diretto Italia-Marocco
Organizzazione imprenditoriale con tutti i benefit del caso: i pusher avevano Tfr in caso di arresto, anche se a quanto pare non mettevano in conto il carcere perché convinti di essere troppo in gamba, auto e cellulare aziendale. E naturalmente avvocato pagato in caso di arresto e sostegno ai famigliari. Come la criminalità organizzata. Una banda, una famiglia. Con un filo diretto Italia-Marocco. Con cittadini maghrebini reclutati proprio per spacciare. Fantasmi, come già accaduto in altre operazioni, che in Italia ci venivano a chiamata per vendere droga. Specificatamente per questo. Immigrazione di manodopera specializzata che sapeva cosa avrebbe dovuto fare. E che non faceva prigionieri: uno degli arrestati consegnava droga davanti alle scuole o agli oratori. Oggi sono iniziati gli interrogatori davanti al Gip Stefano Colombo. Molto probabilmente gli arrestati osserveranno la consegna del silenzio e si avvarranno della facoltà di non rispondere.